Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Il seme della violenza puo' essere "piantato" nel terreno amorevole della famiglia,cresce sotto mentite spoglie,mimetizzandosi.
Ma prima o poi germina,dando i suoi frutti "color sangue".
Tom Stall è un tranquillo marito e padre di famiglia,gestore di una tavola calda,che sventa una rapina nel suo locale uccidendo due malviventi.
"Eroe" suo malgrado,Tom attira le luci dei media sulla sua vita perfetta.E' l'inizio d'un tracollo,dello smascherarsi nelle sue vere radici,Tom Stall o Joey Cusach?
C'è un passato torbido che bussa alle spalle di Tom,nelle vesti d'un gangster sfregiato e dei suoi tirapiedi.
La famiglia e le sue "ombre" violente,vivono nella regia di Cronenberg nella nemesi d'un solo corpo.
Viggo Mortensen offre una grande prova,da uomo e marito/padre tormentato dal passato violento.La violenza espressa nella fisicita' e nelle armi,d'un animo crudo,racchiuso nell'accogliente quadro di famiglia è il tema di Cronenberg.
Il regista canadese lascia parlare i personaggi,tormentati da un "doppio" passato,straniati nell'azione sanguinolenta.
Un cinema "mutante" nella narrazione figurativa,passando dall'apparente "tranquillita'" iniziale alla suggestiva catarsi di corpi macerati da pallottole.
"A history of violence" è l'esizialita' d'un perbenismo piccolo borghese,d'una provincia americana racchiusa nell'oasi di casette dai toni pastello e coesioni umane.
Restano pero' le macchie dell'animo,che neanche nuove identita' riescono a lavare.Avviene percio' una contaminazione violenta,che pervade ogni membro della famiglia Stall.
Un aspetto ampiamente sottolineato dalla regia,compiendo un incisivo lavoro di struttura dei personaggi.
Moglie e figli che pur sdegnando un capofamiglia folle,ne assorbono l'etica "giustiziera",adombrando i loro caratteri fino a quel momento docili ed emotivi.
Una storia cinematograficamente "sciocca",su una tematica rivisitata diverse volte dai film di genere.
Ma Cronenberg ne fa una cosa sua,pur discostandosi (parecchio) dagli abituali stilemi "metamorfici",ne abbraccia comunque i concetti spostandoli su di un piano sociale e umano.Il regista impronta percio' una storia semplice nella narrativa,costruita pero' "ad hoc",affilando le armi del mestiere,mostrando un canovaccio d'efferatezza mai compiaciuto e neanche gratuito.La violenza è compimento d'un teatro nascosto,liberato all'improvviso da dormienti demoni interiori.Mostri dell'animo che vivono nelle performance fantastiche dell'ambiguo Viggo Mortensen,del "villain d'oro" Ed Harris e d'una carnale e sensuale Maria Bello.Sottotono invece la prova di William Hurt,un gangster "fratello maggiore"che pero' sfiora la macchietta.
Il "trapasso" psicologico di Tom/Joey avviene dopo una carneficina,un modo geniale e metaforico nell'uccidere un fratello,quindi una parte di "sè" e del passato ingombrante.Una redenzione "carnale" conclusosi nell'intimita' d'una cenetta di famiglia.Si consumera' "un pasto nudo" da ipocrisie e menzogne,ma pregno di fantasmi remoti pronti a tornare.......
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta