Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Ma quale lieto fine? Cronenberg 'svolta' verso il noir con questo A history of violence e trova una propria dimensione nel genere: una dimensione inquieta, instabile, a suo modo malata, emotivamente e nei rapporti fra individui. Non ci si può fidare neppure del mansueto padre di famiglia, del proprietario dell'accogliente tavola calda dietro l'angolo, del proprio apparentemente normalissimo marito e papà; la violenza del titolo è la base dell'odierna società americana e non solo: la parabola di Tom/Joey non è difficile ad immaginarsi ambientata anche altrove (anche qui, fin mezzo a noi!), è il riflesso di una sempre più diffusa aggressività, elemento quotidiano, domestico, incomprensibile eppure ormai inosservato. Ma sempre presente, anche in forma occulta, fuoco sotto la cenere come ad esempio nella storia del protagonista, interpretato da un ottimo Mortensen; la morale ricorda un po' quella del successivo Non è un paese per vecchi (dei Coen, 2007) e nella trama non è difficile intravedere spunti del futuro Una vita tranquilla, del nostro Claudio Cupellini (2010). Fotografia dai colori intensi del fidato Peter Suschitzky, sceneggiatura di Josh Olson da un graphic novel firmato da John Wagner e Vince Locke. Due Oscar mancati (sceneggiatura e William Hurt, non protagonista). 6,5/10.
Padre di famiglia in un tranquillo paesino, Tom uccide due rapinatori nel suo bar, per legittima difesa. Diventa l'eroe locale, ma improvvisamente cominciano a entrare nella sua vita - e in quella della sua famiglia - oscuri personaggi legati alla malavita, che sostengono che Tom abbia in realtà un insospettabile passato nella criminalità organizzata...
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