Regia di Fernando Di Leo vedi scheda film
Di Leo tenta di coniugare l'Italia violenta di fine anni Settanta con i frutti tardi del Sessantotto: il femminismo, le droghe leggere, la meditazione orientale. In effetti la comune del Nazariota è quanto di meno credibile si possa trovare: vi convivono drogati e ragazze madri, grotteschi asceti mascherati da Pierrot e confidenti della polizia; alle pareti stanno appesi ritratti di Che Guevara e Kennedy, Stefano Rosso, Lucio Dalla e Papa Giovanni XXIII; non hanno una lira per far piangere un cieco, ma i "comunardi" bevono Coca-Cola. Lilli Carati proclama di essere "giovane, bella e incazzata" e fa la fine delle povere ragazze del Circeo (in una scena veramente disturbante). Nel frattempo le ragazze hanno dimostrato di avere un cuore d'oro, soddisfacendo sessualmente un povero pensionato che durante la vita coniugale era stato tiranneggiato dalla moglie, fortunatamente ormai defunta. Il risultato del film è, nonostante il ben noto professionismo di Di Leo, abbastanza deprimente, e tutto resta affogato nelle opprimenti, consuete, pubblicità del J&B, dell'acqua Pejo e del Fernet Branca. La varesotta Ileana Caravati, alias Lilli Carati, è giovane, bella, incazzata, ma scarsamente erotica.
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