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Non bussare alla mia porta

Regia di Wim Wenders vedi scheda film

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La recensione su Non bussare alla mia porta

di Baliverna
8 stelle

Non ho visto molto di Wenders, ma tutto quello che ho visto mi è piaciuto. E poi mi pare che quando il regista fa film di ricerche con viaggio, la cosa gli riesca ancor meglio (ricordo “Alice nelle città”). Qui vediamo un protagonista arrivato a un crinale (o a un fondo?) del percorso della sua vita, quando sente che non può più andare avanti così. In fondo, non ha che vissuto una vita come molti sognano di fare: successo, donne, denaro, nessuna responsabilità, nessun legame.... salvo poi ritrovarsi vuoti, dover fare i conti con il proprio passato e far schifo a se stessi. L'azione è lenta al punto giusto, il commento musicale appropriato (sbaglio o a Wenders piacciono molto gli arpeggi di chitarra?), il paesaggio interessante, e pure interessante è il ritratto dei piccoli centri urbani sperduti nelle grandi pianure americane. I personaggi e gli attori mi sembrano tutti riusciti e in parte, con particolare riguardo alla madre del ragazzo. Quando rivede il lazzarone padre di suo figlio, che la portò a letto e poi se la dette a gambe, cerca di imporsi una finta allegria e un cinismo che non sono suoi, e infine le esplode il dolore represso e sepolto nel passato. Interessante anche il personaggio della madre del protagonista, donna che lentamente si rivela una persona qulunquista e piuttosto cinica. E' un film umano, che parla di una necessaria ricomposizione e riparazione degli errori del passato. E' anche un'opera che mette in evidenza il fatto che il desiderio di conoscere il proprio padre è un'esigenza profonda e ineludibile inscritta nella natura umana, nonostante oggi molti affermino il contrario. Lo ritengo un film giusto, e un necessario contraltare al cinismo distruttivo di molte pellicole contemporanee.

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