Regia di Wim Wenders vedi scheda film
Wenders torna sul luogo del delitto. Dopo più di vent'anni va nuovamente a girare in America e riesce nell'impresa di fare un film perfino peggiore di "Paris, Texas", uno dei suoi film più noiosi. Situazioni ad effetto, dialoghi che non stanno né in cielo né in terra né al cinema (caro Sam Shepard, ma per piacere!) e, quel che è peggio, già sentiti - e forse scopiazzati - in film di autori più dozzinali di Wenders. Non c'è una spiegazione logica al fatto che il regista tedesco, da ormai più di vent'anni, realizzi film del genere. Probabilmente si tratta di una cronica carenza d'ispirazione, o forse l'ha fatto soltanto per amicizia con Sam Shepard (ma il sopravvalutato sceneggiaTTore-regista non poteva girarselo da solo questo film?). Certo, qualche progresso rispetto a "Paris, Texas" c'è stato: a parte un tocco di tarantinismo, con la figura dell'ufficiale giudiziario psicotico Tim Roth, c'è un'attrice vera al posto della bambolotta Nastassja Kinski. Per dirla tutta, però, con la bocca, il naso, gli zigomi e gli occhi rifatti e stirati, la pur bravissima Jessica Lange può sembrare tutto tranne una cameriera di bar-tavola calda. Questo film troverà di sicuro qualche qualificato estimatore, come lo trovò il film di Lynch "Una storia vera" (Emanuela Martini, purtroppo, docet), ma pur cercando di indurre lo spettatore alla lacrimuccia facile, non riesce mai ad emozionare. La cosa migliore, come spesso accade per i film di Wenders, è la colonna sonora, anche se qui si esagera con la musica country. Da segnalare, nel naufragio generale, un blooper da film quasi dilettantesco: mentre l'indiano spara al pneumatico sinistro della macchina di Howard, suo figlio sostituisce il destro. (21 dicembre 2007)
Un attore western in declino lascia improvvisamente il set e scappa dalla mamma. Questa gli rivela che anni prima le telefonò una donna dal Montana, sostenendo di avere avuto un figlio da lui. L'attore va quindi alla ricerca della donna e del figlio.
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