Regia di Lars von Trier vedi scheda film
Von Trier riprende da dove aveva interrotto il discorso di Dogville, ma questa volta la sua tesi riguarda l'organizzazione politica della società (americana, ma non solo). Ancora scenografia scarne quando non inesistenti, un buon cast e dialoghi spesso didascalici, a rafforzare la idee che stanno alla base di tutta l'opera. La dimostrazione della potenza dell'affabulazione teatrale (prima ancora che cinematografica) era già stata ampiamente data con il capitolo precedente, per cui stavolta ci si aspetta del nuovo: che fondamentalmente non arriva. C'è una forte critica all'impianto sociale moderno - democratico - ed al modello americano di democrazia; c'è un lieve substrato polemico sul concetto di imposizione della stessa democrazia con la violenza e non è certo un caso, considerando la contemporanea arbitraria invasione degli Usa in territorio iracheno. Ma due ore e un quarto sono troppe e spesso le idee si ripetono, anche un po' stancamente.
Anni '30 del 1900. Grace, figlia di un boss, arriva a Manderlay, piccola comunità rurale americana in cui i bianchi tengono in schiavitù i neri e non esistono leggi scritte. La ragazza riesce ad imporre il metodo democratico della maggioranza nella locale popolazione, ma scopre ben presto che la schiavitù e l'ignoranza sono condizioni assolutamente volute da tutti gli abitanti.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta