Mentre sta tornando in città col padre gangster, Grace finisce in un paese, Manderlay, dove i neri sono schiavizzati dai bianchi come da copione. La ragazza, sensibile come può essere chi ha appena sterminato una comunità invocando l'occhio per occhio, chiama a raccolta la teppaglia del padre e a suon di mitra inculca ai paesani d'ogni colore la democrazia. Sarà, l'affrancamento forzato, vera libertà?
Note
_Manderlay_ è declamatorio, schematico, provocatorio, denso, moralista, scorretto, scomodo come sempre von Trier. Il suo talento è fuori discussione, il fatto che il suo cinema sia ancora necessario molto meno.
Von Trier, frantuma e rimpasta punti di vista opposti ignorando regole e principi. Sordo al rispetto delle convenzioni, instilla dubbi e sospetti, semina tracce e azzarda conclusioni. Sorretto da uno stile scabro e personale, cerca di disturbare e di sorprendere esercitandosi a freddo sui temi del tradimento, della dipendenza e del masochismo.
Manderlay non stupisce e non coinvolge assolutamente. È una dura impresa arrivare alla fine di questa pellicola, a cui mancano originalità, spessore e pathos, e lo dice uno che ha adorato il suo predecessore "Dogville".
VOTO : 6- Film confezionato in maniera elegante, seguendo la linea tracciata in "Dogville" che finisce per non essere altro che una convenzionale lezione di retorica.
...e Grace approdò a Manderlay, seconda tappa del viaggio nella cattiva coscienza di questa America imprevedibile e assurda. Il teorema messo a punto con millimetrica precisione da Lars Von Trier è ancora una volta privo di alternative e senza speranza, non lascia spazio agli accomodamenti e alle illusioni e rappresenta, ideologicamente parlando, un implacabile, quanto motivato atto di accusa… leggi tutto
Qual'è il messaggio che si vuole passare? La schiavitù genera una società migliore o no? Il film sembra dirci che quando si cerca di migliorare le cose spesso i protagonisti rimpiangono quello che era prima, ma alla fine, vedendo passare scene di vita reale negli Stati Uniti si capisce che la civiltà di cui Von Trier ci parla è quella statunitense, che… leggi tutto
Mandato ormai a farsi benedire il Dogma e tutti i suoi postulati, Von Trier riprende la sua "pantomima" (in senso buono) sull'America, da dove l'aveva lasciata ai tempi di di Dogville. Ma oramai è sfumato l'effetto novità della scenografia che definire minimalista è già un eufemismo, non ci sono più i grandi attori del film precedente (soprattutto Nicole Kidman… leggi tutto
Oggi [30 aprile 2021] Lars von Trier compie 65 anni.
Uno dei registi danesi più noti e controversi degli ultimi 30-40 anni, se non il più celebrato e odiato in assoluto, von Trier ha attraversato nei…
Secondo capitolo del progetto trilogico 'USA – Land of Opportunities', iniziato con "Dogville" e mai completato, in "Manderlay" la Protagonista Grace, qui interpretata da Bryce Dallas Howard al posto di Kidman (così come Willem Dafoe sostituisce Caan nei panni del padre gangster), sposa il suo idealismo 'puro' alla causa di un'altra piccola comunità problematica (Manderlay…
Legenda alla Leggenda.
• Corsa all'Ovest, Destino Manifesto, Febbre dell'Oro, Terra dell'Abbondanza.
• Fine XIX secolo: tramonta il West, nasce il Cinema: sorge il Western.
• Nel mentre: John…
Quando si parla di cinema dal punto di vista commerciale, noto che qui in Italia si tende sempre a fare discorsi del tipo: "Com'è andata quest'anno la competizione fra i film USA ed i film italiani? Hanno…
conversando con un mio amico professore ,mi sono accorto che non sono poi molti i film in cui il Klu Klux Klan et similia vengono citati,odio quegli incappuciati,bellamente irrisi da Tarantino in Django Unchained !
Qual'è il messaggio che si vuole passare? La schiavitù genera una società migliore o no? Il film sembra dirci che quando si cerca di migliorare le cose spesso i protagonisti rimpiangono quello che era prima, ma alla fine, vedendo passare scene di vita reale negli Stati Uniti si capisce che la civiltà di cui Von Trier ci parla è quella statunitense, che…
Mandato ormai a farsi benedire il Dogma e tutti i suoi postulati, Von Trier riprende la sua "pantomima" (in senso buono) sull'America, da dove l'aveva lasciata ai tempi di di Dogville. Ma oramai è sfumato l'effetto novità della scenografia che definire minimalista è già un eufemismo, non ci sono più i grandi attori del film precedente (soprattutto Nicole Kidman…
Von Trier riprende da dove aveva interrotto il discorso di Dogville, ma questa volta la sua tesi riguarda l'organizzazione politica della società (americana, ma non solo). Ancora scenografia scarne quando non inesistenti, un buon cast e dialoghi spesso didascalici, a rafforzare la idee che stanno alla base di tutta l'opera. La dimostrazione della potenza dell'affabulazione teatrale (prima…
certamente non è dogville, ma è anche vero che in questo capitolo manca sua maesta nicole kidman. è quasi impossibile vedere il cappotto con collo di pelliccia con una ragazza diversa dentro. grace è e può solo essere la kidman. ogni secondo del film pensavo a come sarebbe dovuto essere se la trilogia avesse continuato ad avere lei come protagonista. il film mi è piaciuto abbastanza, ma…
8 nuovi kapitoli x questo 2o atto d "America: terra dell'opportunità",kon kui Lars von Trier diventa krudele kantore della naturale sottomissione al Male; tra kartine e segni di gesso, l'America,nn dei sogni ma degli inkubi, viene rikostruita x dispiacere kon voce off e l'inutile katarsi di una donna delusa. Manka la folgorante sorpresa del 1o atto,resta la kostanza stilistika e «amorale» d…
Fallimento concettuale? Ma il compito era improbo: rifiutare la norma della forma davanti all'inautentico della narrazione. E poi il diverbero maschile sui luoghi comuni di Grace, la democrazia sradicata dal suolo occidentale ed espropriata nel sottosuolo della negritudine. Von Trier manca d'illuminismo e fonde la sua retorica teatrale-immaginifica nell'oscurità della piantagione. Anche il…
Se a livello formale le provocazioni di Von Trier ormai non stupiscono più nessuno e rischiano di annoiare (in questo caso l'assenza di scenografie e oggetti di scena, già sperimentata nel film precedente, va bene giusto per fare da spunto per la pubblicità della Scavolini), contenuti e morale sono altisonanti.
La questione razziale: Von Trier, danese a cui piace però lavorare con star…
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Commenti (8) vedi tutti
Von Trier, frantuma e rimpasta punti di vista opposti ignorando regole e principi. Sordo al rispetto delle convenzioni, instilla dubbi e sospetti, semina tracce e azzarda conclusioni. Sorretto da uno stile scabro e personale, cerca di disturbare e di sorprendere esercitandosi a freddo sui temi del tradimento, della dipendenza e del masochismo.
leggi la recensione completa di (spopola) 17267927
commento di Max76Manderlay non stupisce e non coinvolge assolutamente. È una dura impresa arrivare alla fine di questa pellicola, a cui mancano originalità, spessore e pathos, e lo dice uno che ha adorato il suo predecessore "Dogville".
commento di ultrapazBello, bellissimo, sincero e graffiante.
commento di elgrimoVOTO : 6- Film confezionato in maniera elegante, seguendo la linea tracciata in "Dogville" che finisce per non essere altro che una convenzionale lezione di retorica.
commento di supadanycinema ancora necessario. la howard non è la kidman, e questo si sente.. ma lars è sempre lars.
commento di redrum80Aspetto con ansia l'opinione del seminarista; poi se ne riparla.
commento di zio_ulceraDopo "Dogville" lo attendo con ansia! Von Trier farà ancora una volta centro.
commento di gabriargento