Regia di Woody Allen vedi scheda film
Un doloroso, nitido e appassionante ritratto interiore di un uomo come tanti ammaliato da ricchezza e lussuria.
Dopo anni di sole commedie, Woody Allen gira un dramma sentimentale/familiare con una decisa ma non inappropriata sterzata finale sul thriller; ambienta i fatti a Londra e come sempre fa tutto da lui, sceneggiatura e regia. E soprattutto senza palesi presunzioni di racconto del mondo di oggi: il suo film è "soltanto" un doloroso, nitido e appassionante ritratto interiore di un uomo come tanti ammaliato da ricchezza e lussuria, che non si fa scrupolo a servirsi viscidamente di chi gli sta intorno (l'ex fidanzata del suo migliore amico, una Scarlett Johansson mai così sensuale) per poi sbarazzarsene senza ritegno, e senza peraltro andare incontro a punizioni materiali. Quindi Allen giustificherebbe il cinismo perché frutto della fragilità umana? Probabilmente no, poiché, come suggerisce l'ultima tragica inquadratura, la condanna più aspra e duratura è il rimorso. E la riflessione su denaro e fortuna, che recupera quella già presente in Crimini e misfatti, non è scontata. Unica pecca: sul finale, il tira e molla tra moglie, marito e amante si protrae un po' per le lunghe. Plauso a tutto il cast, in primis all'ammirevole Jonathan Ryhs-Meyers, ad Emily Mortimer (l'innocente moglie), a Matthew Goode e a Brian Cox.
La vicenda è scandita in maniera quasi straziante da brani di opere liriche, principalmente verdiane.
Film OTTIMO (8) — Bollino GIALLO
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