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Match Point

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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JOHN MATRIX

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Match Point

di JOHN MATRIX
8 stelle

TRAMA:

Un tennista dei circuiti ATP molla il tennis professionistico per fare il maestro in un club aristocratico di Londra. Persona educata in gamba fà subito breccia nel cuore della figlia di un riccastro, sembra un colpo di fortuna perchè subito dopo gli si aprono grandi prospettive, lavori ben retribuiti e di responsabilità..
Mettiamoci nei suoi panni, non''è forse lo scopo di tutti trovare un lavoro ben retribuito, aver la possibilità di frequentare bei posti, avere una casa open space sul Tamigi? lo so sono cose materiali di contorno diciamo, ma qual''è questo contorno? L''amore? Il lavoro? guardiamoci attorno quante persone sono innamorate del proprio lavoro? il 90% delle persone trova un buon lavoro, lavora perchè è necessario, ed è questa la vita per molte persone, ci si innamora perchè non si può stare da soli, cambiamo continuamente i nostri standard a seconda delle nostre possibilità, guai se non fosse così, un brutto non potrebbe mai fidanzarsi per colpa di standard troppo alti, con il lavoro è la stessa cosa... Se tutto quello che ha il protagonista ve lo regalassero adesso, compreso una moglie tutto sommato bella e affidabile, cosa fareste? chiaramente non c''è risposta bisognerebbe provare, ma in fondo se dentro di voi non esiste qualcosa da voler avere a tutti i costi, perchè rinunciare a qualcosa per un niente??? In fondo lo dice il protagonista stesso "per diventare test di serie bisogna volerlo veramente", e non c''è via di mezzo o sei tra loro o vai fare il lavoro di ripiego da qualche parte. La scelta del protagonista è la scelta che ogni mamma vorrebbe per il figlio, lo dice anche la suocera, "per quanto tempo hai intenzione di continuare a provare a fare l''attrice, ti chiedi mai se quello è veramente il tuo lavoro?" Certo che me lo chiedo risponde lei. Insomma bisogna anche essere realisti e accettare quello che ci da il caso, ma privarsi dei desideri e dei sogni vuol dire morire, allora bisogna abbracciare la visione all''American Beauty, la bellezza del sacchetto mosso dal vento, insomma la felicità in quanto vivi, il protagonista vorrebbe abbracciare questa ipotesi, lo dice, "in fondo sto bene con mia moglie, è solo che mi annoio" L''ipotesi all''American Beauty va bene per uno dopo la 50ina (possibilmente già morto) con un matrimonio che non va'' più e la vita che gli sfugge.. ***** voglio vedere se ad un lavavetri extracomunitario (oppure un me qualsiasi) capitasse quello che è successo al protagonista, troverebbe la voglia di andare con Scarlett e rovinare tutto!! Il protagonista non è un arrivista o scalatore sociale ad ogni costo, semplicemente ci si trova dentro. Anzi è proprio la mancanza di ambizione e autostima a portarlo all''eterna solitudine, a vivere una vita guidata dal caso.
Come al solito è prodotto dalla Dreamworks di Spielberg, ma Woody Allen guarda molto di più al pubblico europeo.
COMMENTI:

Film iperealista, mascherato da un film non fatto da Woody Allen, ma che in fondo ripercorre quel senso di non realizzabilità della vita, di contraddizzioni, paradossi e pessimismo cosmico che il regista Ebreo ha sempre mascherato con fiumi di ironia.
Il protagonista che diventa omicida è per Allen quello che per Tarantino è la violenza, cioè puro intrattenimento (per un''ora e mezza non succede niente commentano in molti), anche le balle varie sulla palla da tennis che può o non può oltrepassare la rete è solo una metafora del caso, ma che è servita solo per rendere più appetibile il film, qualsiasi strada avesse scelto il protagonista, compresa quella di scappare con Scarlett avrebbe avuto lo stesso finale, cioè la condanna di una vita in solitudine.

l'incontro, l'amore, il tradimento, la morte, il pentimento, la frustazione, la fortuna.

tutti elementi che compongo il film e che ruotano attorno a chirs, personaggio atipico del cinema moderno, una specie di antieroe, la sua vita è stata sempre accompagnata dalla fortuna, che egli stesso elogia a scapito del talento (cosa che augurerà poi al nascituro); come il bastardo anche cris si reca al londra e casualmente si vede a portata di mano un "occasione" d'oro che forse riuscirà a realizzarlo, ma per buona durata del film è combattutto da quell'equilibrio che si sbilancia vertiginosamente dopo aver conosciuto nola.

inizialmente ho dubitato di Jonathan Meyers, sembrava uscito da una sfilata di ck, invece è stato bravissimo, ed eccellente in molte scene topiche del film.
Scarlett Johansson (la musa del bastardo) che è uscita veramente da una pubblicità di ck, è diventata il mio nuovo amore, e diventerà a breve la n°1 (questa segnatevela!) emozioni pure e bellissime, sguardo che penetra il cuore, mi ha fatto riaffiorare natalie portman in closer (peccato che il film era pessimo).
insomma un film toccante che non ti aspetti con una prima parte rindondante ma necessaria per far crescere il pathos.

secondo me definirlo un film "banale" è estremamente riduttivo e penalizzante per un film che non vuole ne stupire (triller? è un triller?) il bastardo lo sa infatti (per es.) la svolta è telefonatissima e pensata, lontana dallo stereotipo del triller *****ne. ho visto un sacco di film orientali dove con una storia "banale" si creano atmosfere e sentimenti molto più profondi che in qualsiasi altro film.
anche il "non entusiasmato" non riesco a condividerlo, al massimo lo capisco, perchè forse per alcune emozioni colpiscono solo certe personalità o persone con esperienze simili

Questa volta il regista abbandona la commedia per dirigere un thriller noir molto asciutto e magistralmente diretto.Con Match point si ristabilisce un contatto, le recriminazioni da amante deluso si perdono e si ritrova quel tempo perduto che non apparteneva ai miei sogni da oltre 10 anni almeno (diciamo dal quadretto espressionista di "ombre e nebbia", o l'irriverente affresco di "pallottole su Broadway"). No, davvero stavolta non è il solito annuario di routine con qualche sprazzo dell'antica classe. Stavolta è diverso, Match point ti assorbe radicalmente, turba e coinvolge, ma molto lentamente, una seduzione duratura come i corteggiamenti mai vani. E' ancora una volta una storia di crimini e misfatti col ricordo di Dostoevskji nel taschino e una Londra contemporanea che annuncia efficacemente la sua stasi temporale, nel "bel mondo" catturato come epopea Britannica. E' il "nuovo" Allen, che trasferisce nella Perfida Albione le nevrosi newyorkesi sfidando laicamente la vita, come concetto "astratto" e tragico di una funzione illiberale. Tutto è concesso al protagonista, l'arrampicata sociale, un po' come Laurence Harvey ne "la strada dei quartieri alti", ma Allen non forza mai la mano. Lo stesso personaggio della Johansson è sufficientemente lontano dalla sua "plebeità", e la figlia dell'alta società non ha nemmeno eccessiva dimistichezza con il bon-ton in cui si è integrata. Nel gioco delle due parti, Allen tratteggia un trentenne quanto mai raffinato e abile nel destreggiarsi nei suoi Nuovi Mondi ("Santo cielo, ma tuo padre era un minatore specializzato in galateo?"). Ma a dire il vero sono ben altri i particolari che non possono sfuggire del film: la dimora modesta in cui vive inizialmente il protagonista, il quartiere degradato della johansson, la scelta delle classi privilegiate di assistere, indifferentemente, a uno spettacolo di Lloyd Webber o a un film di Salles sulla vita di Che Guevara, la nudità più volte esibita del giovane forse come simbolo (sintomo) di uomo spogliato nella sua coscienza (memorabile il tremolio delle mani in un taxi dopo aver realizzato il suo diabolico piano).
Un dialogo che mi è piaciuto tanto:

"Tu farai parecchia strada, se non rovini tutto"
"Come potrei rovinare tutto?"
"Per esempio provandoci con me"
"Cosa ti fa pensare che succederà?"

Dunque prendiamo la rappresentazione di una Londra contemporanea che a fatica coglie il respiro della sua forzata modernità sociale: non solo è credibile, ma geniale.
Ma anche quando l'enfasi prende il sopravvento, interviene l'aria di un melodramma a sottolineare la dimensione cinica e tragica del protagonista, la sua corsa imbelle verso il conformismo, il disprezzo delle norme vigenti e la spudoratezza omertosa della dimensione rarefatta univoca e splendente in cui vive. E poi qualche sequenza da antologia, come l'anello che non riesce a cadere nel Tamigi, segno di un'ineffabile contraddizione della colpa quando non tiene conto di un particolare che potrebbe essere(gli) fatale. C'è sempre un dubbio latente, che affiora anche nei flashback di Chris e nelle indagini degli investigatori che. quasi violentando il fatalismo crogiolante del film, la rinuncia al Castigo, sembrano usciti dall'humour nero e sottile del signor Hitchcock: un vero coup de foudre che trasmette un senso inequivocabile di smarrimento, di insensata vittoria, di legittimazione alla mediocrità dell'avere sull'essere. Amarissimo, e meraviglioso.
L'esistenza di ogni individuo si articola canonicamente nelle tre fasi di una giovinezza giocosa e soave, una maturità operosa e problematica, e una senilità melanconica, presaga di morte; quella cui sembra arrivare ora. In parallelo, anche poetando sull'esistenza potremmo individuare tre diversi registri; in letteratura e nel teatro, come pure nell'espressione musicale, la condizione umana può raccontarsi coi toni leggeri e brillanti della commedia (v. musica easy),con quelli seriosi e introspettivi del dramma (v. i cantautori), o con quelli disperati e disperanti della tragedia(come in tante sinfonie o nell'opera). Ma la regola non è fissa, e i diversi registri si intrecciano e compenetrano con il mutare stocastico degli eventi, guidati da un fato imperscrutabile. Sì, il destino, cieco e imprevedibile, è il vero deus ex machina della nostra esistenza; e solo al caso vanno addebitate le nostre cadute come le nostre fortune. Proprio questo asserisce Woody Allen nella sua ultima opera "Match Point", con una metafora semplice immediata, proposta per due volte nel film: una pallina ( o un anello nuziale) che indugiano a lungo a cavallo di una rete da tennis ( o di protezione), prima di assegnare fatalmente il punto della vittoria , o della sconfitta, agli inconsapevoli partecipanti; il cui destino finisce per cambiare fatalmente di conseguenza. Dunque l'ordine degli eventi sembra legato indissolubilmente al capriccio del caso, alla volontà cieca della Dea Bendata, come sostiene peraltro un'antichissima scuola letteraria e di pensiero. Cui si rifà dichiaratamente l'anziano regista, citando espressamente Sofocle (credo dall'Edipo Re), per bocca del giovane protagonista: "bello sarebbe stato non nascere, per non provare tanto dolore.!".
Ciò premesso, dobbiamo ricordare che il grande Woody ha sempre mescolato nei suoi racconti i modi leggeri della commedia con quelli seriosi del dramma, in una miscela unica e personalissima di un affresco del reale, condito da un gustoso e impareggiabile humour. Con Macht Point, invece, i toni si accentuano, divenendo più gravi; la commedia si perde sullo sfondo, il dramma va in cescendo, per culminare infine nella più cupa tragedia. Il giovane protagonista rampante, tipico bello da commedia rosa, scivola dapprima sulla dinamica del dramma, per divenire fatalmente assassino, quasi a sua insaputa; travolto, se vogliamo, da un destino più grande di lui, che lo attira ineluttabilmente nel gorgo della passione e del delitto. E sì, perché, come sostiene Woody Allen, la pallina ha continuato a girare capricciosamente sul tavolo verde della vita, sino a che voleva.
L'insieme di questi pensieri fa riflettere su quella dell'autore. Evidentemente il geniale artista ebreo che per una generazione raccontava con divertente ironia le vicende del vivere comune, è arrivato ad una svolta per lui fatidica: non solo all'ultima curva, ma ormai in dirittura di arrivo! La percezione della fine lo rende più vibratile, inducendolo a pensieri di cupo pessimismo; dove l'unica salvezza sarebbe la fede, come dice in apertura il giovane protagonista assassino, pur non credendoci affatto. Il quale , peraltro, finisce per sopravvivere ai penosi sensi di colpa del delitto impunito, proprio grazie alla clemenza del caso, che fa cadere la fede nuziale della povera vittima dalla parte per lui vincente.
Per raccontare la sua personale disperazione il regista abbandona volutamente la location originaria degli USA, per trasferirsi , come gli elefanti in punto di morte alla ricerca di antiche radici, nel cimitero più congeniale della vecchia Europa. Cui attinge in effetti con espliciti riferimenti alla tragedia greca, alla letteratura russa dell'800,ai modi dell'ambiente londinese, e ai toni tragici della musica operistica italiana.
Nel complesso un'opera profonda e matura che potrebbe mettere un punto definitivo all'opera del grande regista, con un affresco grandioso sull'esistenza desunto dalla vita reale. Sul palcoscenico di Match Point si alternano emblematicamente i poli opposti e rivali della società: le famiglie borghesi abbienti, arroccate intorno ai loro privilegi, e le forze contrapposte delle classi inferiori emergenti, rampanti e volitive, con il loro cumulo di legittima rabbiosità; in un quadro complessivo di amori, passioni e sentimenti dove la supponenza dei privilegiati rende ancor più grama e risicata la vita degli "inseguitori" inferiori. Il tutto nell'ottica corale delle grandi opere di costume borghese, come nella saga dei Buddenbrock, cui giureremmo che il buon Woody si sia fortemente ispirato.
Oltretutto, a prescindere dal soggetto, tutta la regia di Match Point è di rara perfezione: interpreti tutti superbi, con primi piani di assoluta espressività, che esaltano una fotografia ricca di atmosfera e suggestivi cromatismi, unitamente alla fascinosa tensione delle arie d'opera italiana.

Per concludere, tale e tanta è la forza espressiva del film da averci comunicato un forte malessere, come in tutte le tragedie classiche. Al punto da "compatire" l'ottimo Woody per il sopravvenuto pessimismo (senile), formulandogli l'augurio migliore: con opere di questo respiro diverrà immortale, trovando sicuramente posto "tra le urne dei grandi, all'ombra dei Sepolcri".

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