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Sin City

Regia di Robert Rodriguez, Frank Miller vedi scheda film

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La recensione su Sin City

di lussemburgo
6 stelle

Non passa stagione che non si veda al cinema la trasposizione di albi a fumetti. Rispetto ai suoi predecessori, per Sin city Rodriguez ha usato le tavole di Frank Miller come storyboard per il suo film, conformandolo completamente alle idee grafiche dell'autore del fumetto e calandosi del tutto in un mondo altrui.
Sin city è girato in un brillante contrastato bianco e nero, con stilemi a iosa dalla tradizione noir Anni Cinquanta, sia letteraria che cinematografica, con tanto di voce fuori campo per l'io narrante del protagonista, atmosfere crepuscolari, senso di predestinazione opprimente, donne che sono sempre fatali e irraggiungibili, uomini solitari dal cuore sanguinante di amore e dolore. Tanta violenza, narrazione a tappe, che avanza morto dopo morto, colpo di scena dopo colpo di scena.
Per adeguarsi allo stile grafico di Miller, Rodriguez gira quasi completamente in digitale, truccando ogni inquadratura, colorando dettagli, usando lo schermo come una pagina bianca da riempire a piacimento, e tutto si esaspera, come se il noir venisse riletto sotto anfetamine e anabolizzanti: i personaggi si lanciano dai palazzi, resistono alle pallottole e devono essere ammazzati più volte per morire davvero, il sangue schizza e volano braccia e teste mozzate, i volti degli attori sono nascosti da esibiti camuffamenti prostetici. In Sin city è come se venisse a mancare la fisicità, i corpi non avessero più peso o senso e ci trovassimo in una realtà parallela, in un incubo stilizzato.
D'altro canto i film di Rodriguez sono sempre stati dei fumettoni, personaggi sopra le righe, storie improbabili nello svolgimento, sequenze esagerate nelle esplosioni, dialoghi ad effetto, stereotipi a gogò.
Abbinare alle tavole di Miller la regia di Rodriguez pareva il connubio perfetto. Il risultato è piatto, come la pagina di un fumetto.
C'è poi un tocco di Tarantino, che gira una scena breve ed è da sempre amico e complice di Rodriguez. E c'è il suo esempio nell'intrecciare fili narrativi e temporali diversi. Ma Tarantino usa con intelligenza l'ironia, rilegge i cliché in modo innovativo, ama i propri personaggi: non si tratta solo di giocare con tutti questi elementi per fare un film di Tarantino, ma di trasformarli in qualcos'altro. Rodriguez sembra invece sempre fermarsi all'aspetto ludico, alludere all'amico e soddisfarsi del proprio divertimento. Che si guarda, si osserva, e si dimentica appena usciti dalla sala.

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