Regia di John Duigan vedi scheda film
Povere donne! Se la loro abilità consiste nel mettersi in gioco con tale faciloneria, come all’inizio la protagonista di Gioco di donna, sarebbe il caso di ripensare alla storia del femminismo. Almeno una volta nella vita di uomini (inteso nell’accezione di maschi!), guardare le cose da un punto di vista diverso da quello maschile, sarebbe utile. Per tanto, in tal caso, sarebbe inutile recarsi al cinema per vedere il film del regista John Duigan.
Dal bianco e nero della Parigi del 1924, si passa immediatamente in una notte tempestosa del 1933, in Guy Malyon sta lavorando alla sua scrivania, nella stanza del college. Immediatamente fa irruzione nella sua stanza una bellissima donna, metà francese e metà americana, Gilda Bessé (Charlize Theron come sempre in stato di grazia), che è riuscita per un pelo a non essere scoperta nell’alloggio del suo ragazzo, uno degli anziani di Cambridge. I due sono irresistibilmente attratti l’uno dall’altra (e come potrebbe avvenire diversamente, se immediatamente, Gilda si spoglia dinanzi a lui?). Per Guy, tuttavia, comincerà un percorso, tutto in discesa, per condividere e avvicinare lo stile di vita frivolo ed edonistico di lei. Infatti, farà di tutto per lei, pur di non perderla: la raggiunge a Parigi, tre anni più tardi dal loro primo incontro, per condivide con lei e con la sua amica e modella spagnola Mia un appartamento bohemienne a Montmartre. In tutto questo, ogni tanto, a far da sfondo alla loro travagliata storia d’amore, la guerra civile contro le truppe di Franco che infiamma la Spagna; i Tedeschi che occupano la Francia; gli alleati che liberano Parigi. Attraverso un lungo viaggio nel sangue, nel dolore, nel tradimento e nella passione, i destini dei tre amici amanti, naturalmente, si compiono.
Sembra come se l’inglese John Duigan, prima di girare questo film, si sia inebriato di film che vanno da Fallo! a Senso 45. Peccato che abbia sprecato la bellissima Charlize Theron, meravigliosa, tornata in piena forma dopo la struggente bruttezza che le valse l’Oscar per Monster, che regge il peso di cotanto carattere e che, anzi, se non ci fosse lei il film non funzionerebbe. Più incerto e abbastanza ridondante il personaggio di Mia, la modella interpretata da Penelope Cruz, che ormai tutti i registi si divertono a mascherare come ‘la storpia della situazione’, in questo film in versione zoppa.
Ma al di la del cast, il film risente di una sceneggiatura che già a metà storia anticipa il finale, scontato e melenso. Tutto il film è eccessivamente romanzato, oltre che superfluamente pubblicizzato. Che ne fa Duigan dei dodici anni più dolorosi del Novecento, che fungono da sfondo alle vicende di questi tre personaggi? Assolutamente nulla, anzi, tutto sembra finire per impantanarsi tra storia (quella con la ‘S’ maiuscola, da non dimenticare per la sua crudezza) e gli intrighi privati (che per la loro non convinzione, certamente se ne potrebbe fare a meno).
E’ preferibile abbandonarsi alla fantasia per quanto riguarda i giochi delle donne, piuttosto che annoiarsi dinanzi ad un film giocattolo come questo, bello solo per la presenza delle due attrici, ma che stentano a farci fantasticare intorno ai loro giochi.
Giancarlo Visitilli
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