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La caduta. Gli ultimi giorni di Hitler

Regia di Oliver Hirschbiegel vedi scheda film

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La recensione su La caduta. Gli ultimi giorni di Hitler

di port cros
8 stelle

Storicamente accurato, riesce benissimo a trasmettere la tetra atmosfera di claustrofobia e intrappolamento che si viveva all'interno del bunker, il senso di disfatta ed annientamento degli ultimi giorni del Terzo Reich.

 

 

 

VOTO: 7,5 su 10

La storia è quella degli ultimi tragici e convulsi giorni del Terzo Reich, gli ultimi dell’aprile 1945, trascorsi da Hitler, Eva Braun e un manipolo di gerarchi nazisti, oltre che dai collaboratori di grado inferiore, rinchiusi nel bunker della Cancelleria, mentre l'Armata Rossa cingeva d’assedio Berlino ed un nugolo di bombe cadeva sulla capitale tedesca.

Il punto di vista è quello di Traudl Junge, la poco più che ventenne segretaria personale del Führer , il cui libro di memorie, Fino all'ultima ora. Le memorie della segretaria di Hitler, ha costituito la principale fonte della sceneggiatura. La vera Traudl Junge, deceduta nel 2002, appare in un filmato documentaristico all’inizio e alla fine del film, al fine principale di discolparsi affermando di non essere stata consapevole degli orrori del regime, ed è interpretata nella finzione da Alexandra Maria Lara, che effettivamente la ritrae come una giovane ordinaria e pulita, intenta a fare scrupolosamente il suo lavoro senza  slanci ideologici.

 

Il regista Oliver Hirschbiegel utilizza uno stile semplice e diretto, che applicato ad altre vicende avrebbe rischiato di cadere nella piattezza, ma qui funziona, perché la storia in sé è già sufficientemente tragica e cruciale e non ha certo bisogno di aggiunte o rinforzi stilistici. Quello che preme a Hirschbiegel è la fedeltà alle testimonianze dei protagonisti che vissero quei drammatici giorni, in modo da produrre un’opera che, oltre ad avvincere, presenti anche il rigore del documento storico. Il film non smette comunque mai di interessare ed avvincere, nella sua cospicua durata, e soprattutto riesce benissimo a trasmettere la tetra atmosfera di claustrofobia e intrappolamento che si viveva all'interno del bunker, il senso di disfatta ed annientamento di quello che i protagonisti si illudevano sarebbe stato un Reich Millenario destinato a dominare il mondo. Hirschbiegel racconta il momento storico intrecciando il vissuto dei grandi protagonisti della Storia con quello delle figure più comuni che abitavano il bunker, le segreterie appunto, ma anche le guardie del corpo ed il centralista, e anche uscendo dal sotterraneo per mostrarci cosa stava accadendo alla sventurata popolazione civile nella città straziata dall'assalto finale dei sovietici, per non dimenticare che Hitler nella sua caduta non ha distrutto solo se stesso ed i suoi stretti collaboratori, ma ha trascinato nell'abisso l’intera Germania.

 

 

 

L’Hitler incarnato da Bruno Ganz è una figura spaventosa nei suoi accessi d’ira, ma contemporaneamente patetica, soprattutto nella folle ostinazione con cui coltiva vane speranze e progetti di rivincita mentre tutto gli sta crollando addosso e resta incapace di rendersi conto delle proprie responsabilità, preferendo incolpare fantomatici complotti da parte dei generali vili e traditori. Ganz riesce comunque nella non facile impresa di rendere l’aspetto umano del più odiato tiranno del Novecento senza farci simpatizzare per lui.

Eva Braun (Juliane Köhler) cerca di mantenere alto il morale organizzando feste dentro il bunker, ma il ruolo femminile più oscuro e terrificante è quello di Magda Goebbels (Corinna Harfouch), la cui devozione fanatica alla figura del Führer la porterà fino ad uccidere i sei  figli prima di suicidarsi col marito, perché « il mondo che verrà dopo il Führer e il nazionalsocialismo non sarà più degno di essere vissuto  »

 

 

 

 

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