Regia di Oliver Hirschbiegel vedi scheda film
La disfatta tedesca vista (per la gran parte) dal punto di vista di un Hitler ormai ridotto ai minimi termini. L'obiettivo del film è abbastanza chiaro, ovvero dare una visione umanizzata (e quindi ancor più orrorifica) dell'apparato nazista ai suoi ultimi gemiti agonizzanti: gli omicidi-suicidi dei gerarchi e dei loro parenti, gli ultimi folli ordini dettati dalla necessita di mantenere una coerenza interna, i voli pindalici di menti ottenebrate dalla paura e dalla rabbia, Berlino ridotta ad un ammasso di macerie dai bombardamenti. Ma non ha il coraggio di andare a segno: le didascaliche incursioni della vera segretaria hanno il solo fine di pararsi il fondoschiena dalle accuse di celebrazione, la regia è troppo larga per rendere l'intimità e la controversia del dramma messo in scena, ma al contempo punta eccessivamente su di un realismo voyeuristico (pur lasciando prudenzialmente la morte di Hitler fuori campo...) per poter ambire ad un respiro mitologico. È un film tecnicamente ben fatto, ma che per paura finisce col girare a vuoto non andando a parare da nessuna parte.
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