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La caduta. Gli ultimi giorni di Hitler

Regia di Oliver Hirschbiegel vedi scheda film

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La recensione su La caduta. Gli ultimi giorni di Hitler

di sasso67
7 stelle

Anche se la storia è arcinota e non si trepida certo per conoscere come andrà a finire, il film mi pare comunque interessante e ben fatto, anche grazie alla bella interpretazione degli attori, con Bruno Ganz, ovviamente, su tutti. Il suo Hitler spazia tra l'umor nero della disperazione per la disfatta bellica, compresa in tutta la sua ineluttabilità, e gli assurdi slanci per una controffensiva militare ormai impossibile, annunciata agli esterrefatti vertici della Wehrmacht. Gli ultimi giorni nel bunker di Berlino sono al tempo stesso tragici e grotteschi, con l'assurdo eroismo di chi doveva obbedire ad ordini macabri di accertare decessi e bruciare cadaveri e la lucida follia di chi (i coniugi Goebbels) si toglie di mezzo dopo avere soppresso la prole, creata ed allevata per il Nazionalsocialismo ed il suo Führer.

 

P.S. Nuovo commento aggiunto dopo una nuova visione (4/7/2015).

Ricostruzione minuziosa degli ultimi giorni di vita di Hitler e di quelli del suo entourage che decisero di non sopravvivere alla fine del nazismo (come i coniugi Goebbels e i loro sei figli).

Onestamente, non condivido le polemiche sulla presunta umanizzazione del dittatore. È vero che Bruno Ganz si annulla camaleonticamente nei tic e nelle manie di Hitler, ma si capisce che la scelta dell'interprete e il suo lavoro non mirano ad ingenerare nello spettatore simpatia nei suoi confronti. Lo scopo di Hirschbiegel e del suo sceneggiatore Bernd Eichinger non è di dare qui un giudizio sull'operato del Führer: le sue colpe incommensurabili stanno là, sopra la sua testa e il film non può che darle per scontate. Quello che interessa è vedere la fine da topi che fanno coloro che avevano sognato di dominare il mondo e le diverse reazioni di aiutanti e collaboratori, ma anche le conseguenze estreme del fanatismo più cieco (per certi versi, se ci si pensa, non molto diverso da quello degli odierni fondamentalisti musulmani).

L'atteggiamento degli autori del film verso Hitler è dato dagli accessi di furore con i quali è descritto, dai suoi deliri, alternati a rari momenti di lucidità, ma anche dalla reazione degli abitanti del bunker, all'annuncio della sua morte: tutti si accendono una sigaretta, dato che il Führer aveva proibito di fumare. È anche chiaro, tuttavia, che il dittatore non si aggirava per il bunker a sgozzare chi si trovava di fronte: pur nel suo comportamento paranoide, ha pur avuto qualche gesto di gentilezza, anche se probabilmente la sua unica buona azione fu quella di sposare Eva Braun prima di suicidarsi.

Se la questione si deve porre sul piano morale, il film di Hirschbiegel non assolve nessuno: né il popolo tedesco né la stessa protagonista, una giovane dattilografa bavarese cresciuta nel mito del Führer e assunta alle sue dipendenze negli ultimi giorni da talpa nei sotterranei della cancelleria. L'autrice della storia alla base di La caduta (il suo libro di memorie si intitola Fino all'ora finale), l'ormai anziana Traudl Junge, nell'intervista che chiude il film non giustifica la propria adesione all'ideologia hitleriana nemmeno con la giovane età dell'epoca: alcuni suoi coetanei capirono e testimoniarono il proprio anti nazismo pagandolo con la vita.

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