Regia di Oliver Hirschbiegel vedi scheda film
Ricostruzione della vita a Berlino, dentro e fuori dal bunker della Cancelleria, negli ultimi giorni di aprile 1945, con i sovietici alle porte: gesti di fanatismo, intrighi per conquistare gli ultimi brandelli di potere, inutile eroismo dei bambini soldato, suicidi in serie (sarà una sottigliezza, ma mi sembra che il sottotitolo italiano non renda il senso di coralità: il protagonista non è Hitler, e infatti anche dopo la sua morte le vicende degli altri proseguono). Film realizzato con diligenza teutonica, troppo lungo, sfilacciato, senza una vera idea portante. L’interpretazione di Bruno Ganz tende al caricaturale, ma obiettivamente il personaggio si presta; semmai si corre il rischio di farlo apparire simpatico, presentandolo come un poveraccio pieno di problemi e abbandonato da quasi tutti. Ma il messaggio del film si concentra nel prologo e nell’epilogo, affidati alla segretaria del Führer che, ormai invecchiata, traccia un bilancio della propria esperienza: non è mai stata nazista, ha solo cercato di vivacchiare all’ombra del regime senza porsi domande scomode, quindi non ha mai acquisito piena consapevolezza degli orrori che l’hanno sfiorata e può rivendicare la sua buona fede. Solo negli ultimi secondi, quando paragona sé stessa alla coetanea Sophie Scholl (giustiziata nel 1943 per la sua attività antinazista), è costretta a riconoscere di non essere stata troppo giovane per capire; ma è un contentino che suona ambiguo.
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