Regia di Carlo Ventura vedi scheda film
La prima domanda che sorge spontanea all’uscita di questo spaventevole film è: perché? Il regista, nelle sue note, confessa cenni autobiografici. Ma il cinema non è, non deve essere, un territorio nel quale accumulare dati diaristici, ricordi familiari, afflati umanistici. Soprattutto se non si ha talento. Per l’aneddotica personale girata con superficiale sciatteria, oggi vengono in aiuto quelle simpatiche videocamerine digitali che ci consentono di fermare emozioni, archiviare capitoli della propria esistenza, anagrammare sentimenti più o meno confusi. Una pratica privata che non ha costi e non prende in giro nessuno (pensiamo agli spettatori paganti). La storiella, tra l’altro è tra le più viste di sempre, con la classica famigliona italiana d’origini meridionali che da anni vive in un sobborgo a due passi da New York. Cosa abbia spinto Mariangela Melato ad accettare un ruolo in cotanta povertà di idee e in cotanta ricchezza di luoghi comuni, Dio solo lo sa. Facessimo parte, infine, della comunità italo-americana, chiederemmo i danni per oltraggio e cialtroneria. Arridatece i Soprano!
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