Regia di John Moore vedi scheda film
Nel 1965 Robert Aldrich diresse la storia di un gruppo di uomini il cui aereo precipita nel deserto del Sahara e che riesce, superate le antipatie reciproche, a ripartire con un velivolo ricavato dai rottami: la Fenice, appunto, l’uccello che risorge dalle proprie ceneri. Un Aldrich minore, il cui maggiore interesse risiedeva nei conflitti tra i protagonisti, il pilota inacidito James Stewart, l’ufficiale inglese Peter Finch e l’attendente Richard Attenborough, il tedesco Hardy Krüger, il bonaccione Ernest Borgnine. Il figlio di Aldrich, William, è produttore, possiede i diritti dei film del padre e ogni tanto realizza un remake (come un Che fine ha fatto Baby Jane? televisivo). Questo Il volo della fenice è un remake onesto, ben scritto (da due bravi sceneggiatori, Scott Frank ed Edward Burns), diligentemente diretto da John Moore, ben interpretato da Dennis Quaid, Giovanni Ribisi e Miranda Otto (nel film di Aldrich, niente donne nell’equipaggio). L’intreccio funziona ancora; peccato che non sopravvivano le tensioni incarognite tipiche di Aldrich, che il gruppo umano sia un po’ troppo carino e palestrato e non una sporca, umana dozzina. Leggermente gratuiti anche gli improvvisi sussulti “visionari” nel deserto. Il cinema americano dovrebbe ogni tanto ricordarsi della ruvidità dei padri.
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