Regia di Luca Lucini vedi scheda film
La commedia italiana non c’è più ed è materia di revival e di corsi universitari. Il trash è stato santificato. La serie B è alla riscossa da varie stagioni e genera discorsi sempre uguali e lunghi elenchi di titoli, di nomi e di pseudonimi. Il cinema d’autore ha cadenze cicliche e il cinema pseudo-d’autore è congelato nell’autocontemplazione. In questo quadro statico mette allegria e conforta incontrare un film come l’opera seconda di Luca Lucini (Tre metri sopra il cielo), scritto, a partire da una pellicola spagnola, da Lucia Moisio e Marco Ponti. Un film fresco e non pretenzioso, che non ha ambizioni irrisolte e arzigogoli da opera cinematografica attraverso il quale un regista mette a posto la propria visione del mondo. La storia è semplice: Lucia (Inaudi), innamorata di un amico d’infanzia, Paolo (Morelli), che sta per sposare un’amica comune Maria (Pession), mette sotto contratto un attore disoccupato, Antonio (Scamarcio), e lo modella affinché diventi l’uomo dei sogni, il compagno ideale di Maria. Ma il cuore va per fatti suoi come insegnano le canzoni (di Mango e di altri) e gli incontri possono essere fatali come quelli occasionali in un aeroporto in una Milano scrostata da vecchie ruggini. Gli attori sono bravi, la regia e il copione lavorano bene sui tempi sul ritmo e sui personaggi di un intreccio sulla solitudine e sull’innamoramento. Ogni riferimento sociologico è voluto e filtrato dalla tradizione di un cinema che arriva da lontano: commedie americane in bianco e nero e Mario Camerini.
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