Regia di Lee Tamahori vedi scheda film
Di fronte a prodotti come questo, non ci si può che aggrappare all’aggrappabile. E non è esercizio facile. Allora: mica male il montaggio, anche perché c’è uno dei migliori editor d’action hollywoodiana, Mark Goldblatt; buono il tema romantico di Marco Beltrami, ormai diventato il musicista “robusto” americano per eccellenza, diremmo il successore di Alan Silvestri; quasi geniale (magari involontariamente) l’immagine dei neri sul carro armato alla volta del Campidoglio. Poi, curiosità aneddotica. Ice Cube non mostra mai il petto nudo (bizzarro, in operazioni simili), perché il suo statuto inesistente di sex symbol non lo prevede, ed esce addirittura dal bagno dopo la doccia con la t-shirt, pronto per la successiva scena d’azione; Scott Speedman, invece, che è un figo, lo mostra, velocissimamente, in un momento inutile: regole da blockbuster. Si continua a clonare la formula-007, compreso il binomio donna buona-donna cattiva, ma stavolta è tutto lessato, e neanche le scene d’azione si distinguono per inventiva (quella iniziale e quella finale sono simpatiche, ma finisce lì). Lee Tamahori non è mai stato un grande regista, e qui non si contraddice. Si va avanti con le cosiddette one-liner, le battute mache e idiote. Buona una: Speedman «Se scappi, sembri colpevole», Ice: «Sembro colpevole da quando sono nato». Amen.
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