Regia di Woody Allen vedi scheda film
Ennesimo bellissimo di film di Woody Allen. Strutturato con una voce off della protagonista che ci introduce senza ostacoli in questo ritratto femminile, il film non offre scampi alla commedia: il comico o l'involontariamente comico sono tenuti da parte. La parete che divide la donna dall'altra donna in psicoanalisi diventa uno specchio per la protagonista, momento ideale per ripensare alla propria vita, giunti alla boa dei cinquanta. Forse il film di Allen più debitore di Bergman ("Il posto delle fragole"), strepitosamente fotografato da Nykvist, ma con una forte impronta personale. Non c'è motivo per il pessimismo cupo, per l'abbattimento, per il fallimento totale: alla fine, la protagonista trova la forza della serenità per ricominciare un nuovo percorso esistenziale.
Molto bella l'interpretazione di Gena Rowlands, bravissimi Ian Holm (con un personaggio alla fine meschino ed impotente) e Gene Hackman (che regala alla donna amata una scintilla di passione sotto la gallaria e poi sublimando nel romanzo).
Non un film sulla memoria, né sul ricordo, ma allenianamente sul presente. Tenacemente sul presente.
Bellissima. Soprattutto la Gymnopedie di Satie.
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