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Un'altra donna

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Un'altra donna

di laulilla
9 stelle

Questo bellissimo film che la protagonista, presentandosi, brevemente introduce è tra i più inafferrabili e misteriosi di Woody Allen che, in meno di 90 minuti, mette a nudo contraddizioni e tormenti di una donna apparentemente soddisfatta della propria condizione.

 

Da lei apprendiamo che ha da molto tempo superato i cinquant’anni, che si chiama Marion (Gena Rowlands), che dirige la facoltà di Filosofia di un prestigioso College femminile e che sta scrivendo un libro, fatica severa che le richiede l’impegno e la concentrazione che a casa le mancano.
Ha perciò affittato un appartamento ammobiliato a Manhattan.
Marion ci informa anche di essersi sposata due volte, come Ken (Ian Jolm), il suo secondo marito, stimato medico cardiologo padre di Laura (Martha Plimton), allora sedicenne, con la quale aveva stabilito un rapporto confidenziale, quasi materno, tuttora vivo.
Un matrimonio riuscito, dunque: qualche discussione nel corso di una vita senza rilevanti scosse, come tante altre…

 

Il primo giorno di lavoro nell’alloggio appena affittato le riserva una sorpresa non proprio gradita: una voce maschile le arriva dall’impianto di aerazione che divide una sottile parete di quel locale da quella contigua del vicino, che ha uno studio psichiatrico.

Contrariata, cerca di rimediare con due cuscini e riprende a lavorare, fino a sera, quando di nuovo sente i conversari dallo studio contiguo. Questa volta è la voce giovane di una donna, un singhiozzare disperato.

Turbata e incuriosita, alla fine della seduta, Marion aveva socchiuso la porta d’ingresso e aveva visto uscire dallo studio una bella e giovane signora, Hope (Mia Farrows), che rivelava, col suo vistoso pancione, una gravidanza molto avanzata.

Aveva compreso, proprio in quel momento, la solitudine disperata che aveva colpito anche lei, quando, abbandonando il primo marito dopo aver abortito, aveva cercato di ricostruire quella rete di relazioni che il matrimonio aveva interrotto e si chiede se questo fosse l'atteso segnale di una svolta nella vita.

 

Marion ha un complicato passato: della sua famiglia d’origine vedeva talvolta il padreottantenne (John Houseman) lasciato alle cure attente della vecchia serva di famiglia. L’uomo, avendo creduto nella sua intelligenza, l’aveva fatta studiare  sacrificando l’altro figlio, Paul (Harris Yulin).

Aveva completamente perso di vista, invece, l’amato Larry Lewis (Gene Hackman), abbandonato senza spiegazioni per sposare Ken, uomo realizzato, ma umanamente mediocre, che le avrebbe forse, con equibibrio e saggezza, consentito di rimuovere l’oscuro disagio per la morte del primo marito, l’anziano filosofo che, sedotto dalla sua giovinezza, dopo averla lanciata nel mondo accademico, l’aveva sposata e che lei aveva abbandonato dopo che una lite feroce aveva evidenziato ogni impossibile ulteriore convivenza, minata alla radice dalla sua scelta di abortire, privandolo della gioia di diventare padre e di lasciarle la testimonianza dell’amore profondo che lo aveva legato a lei nonostante la differenza d’età.


Quanta solitudine dolorosa nella sua vita! Quanto le stava pesando la decisione di allora, Quanto mancava anche a lei quel figlio rifiutato. Ne stava prendendo coscienza e avvertiva oscuramente l’angoscia esistenziale del disinganno, ora che, deposta la maschera che aveva celato il suo bisogno di tenerezza, vedeva il vuoto della sua vita, e la morte davanti a sé. Era diventata un’altra donna, aveva compreso troppo tardi l’importanza dei moti del cuore e invano si stava chiedendo se ricuperare i ricordi significasse tenerli per sempre in sé o farli rivivere aprendosi alla speranza.


Film meraviglioso, con innegabili suggestioni bergmaniane – non è un caso che Allen abbia affidato le immagini bellissime di NewYork sul finire dell’autunno al fotografo bergmaniano Sven Nykvist, né che i volti delle attrici perdano la propria individualità e diventino infine intercambiabili, momenti diversi di un percorso di liberazione e ricupero del passato, ben sintetizzato dalla toccante lettura del romanzo di Larry con la struggente pagina agnitiva Marion – Helenka.
Perfetto e poetico l’accompagnamento musicale sulle note di Bach e molto azzeccata la citazione mitteleuropea da Klimt e da Schnitzler (Traumnovelle) (e ovviamente da Kubrick).

 

 

Visibile su RaiPlay in streaming senza pubblicità

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