Marion è un'intellettuale newyorkese sposata con un celebre medico e sta finendo il suo nuovo libro. Si trova in piena crisi d'identità. Un giorno si accorge che attraverso una parete può seguire i colloqui in corso nell'attiguo studio di uno psicanalista. Finisce per identificarsi con una delle pazienti, Hope, e attraverso di lei si ritrova a fare i conti con se stessa.
Note
Film del filone serio e solenne di Woody Allen. Riflessione sull'esistenza come un necessario e continuo compromesso tra noi e il mondo, sorretto sempre da un' insopprimibile speranza. Bergmaniano.
Questo bellissimo film che la protagonista, presentandosi, brevemente introduce è tra i più inafferrabili e misteriosi di Woody Allen che, in meno di 90 minuti, mette a nudo contraddizioni e tormenti di una donna apparentemente soddisfatta della propria condizione.
Woody Allen non poteva che perdere il confronto con Ingram Bergman, tentando di emularlo: anche se l’intenzione sembra più che altro quella di un omaggio fine a se stesso, a un cinema forse inarrivabile. Il risultato in sé è un film non perfetto ma comunque valido. Voto 6,5/10.
Una scrittrice assiste di nascosto alle confessioni di una donna in gravidanza; rivive la sua giovinezza, le rinuncie e si scopre arida e poco amata. Serioso e poco credibile il film è parzialmente salvato dalle buone interpretazioni.
"E mi domandavo se un ricordo è qualcosa che hai ancora e non piuttosto qualcosa che hai perduto." Questa è la frase che chiude il film, opera bergmaniana di un grandissimo Allen, forse il miglior scrittore cinematografico sulle donne: Settembre, Un'altra donna, Anna e le sue sorelle, Alice, Blue Jasmine. E non solo. Voto 8.
Un film magico. Anche grazie alla colonna sonora (soprattutto Bach), al montaggio e all’ autunnale New York splendidamente fotografata dal bergmaniano Sven Nykvist - a conferma del terzo omaggio al grande regista - dopo ‘Interiors’ e ‘Settembre’. Ma stavolta l’allievo ha superato il maestro...
Preferisco, senza bisogno di paragone, il Woody Allen comico al Woody Allen serio. Questo film mi è piaciuto poco, nonostante le buone intenzioni e il professionismo dell'intera operazione. Troppo verboso.
"Un'altra donna": per me un altro Allen, nel senso che è il primo film non commedia di Allen che ho visto. Ma anche senza l'ironia tagliente del grande Woody, un grande film, molto profondo e ricco di spunti di riflessione. Ottima la protagonista.
“Un ricordo è una cosa che possiedi o è una cosa che hai perduto?”
Denso e intenso, profondo, senza compiacimenti. Tra i 44 lavori di Woody Allen - uno dei pochi registi che ha diretto ottimi film sia comici che drammatici - questo è uno dei migliori.
Marion (la carismatica, bravissima ma poco sfruttata, Gena Rowlands), vive a New York,… leggi tutto
Top 7 su 52 film diretti più "Play It Again Sam". E considerando le pellicole originali, perché nella distribuzione italiana i film sono stati spesso tradotti in modo terribile, risultando meno belli di…
Da lei apprendiamo che ha da molto tempo superato i cinquant’anni, che si chiama Marion (Gena Rowlands), che dirige la facoltà di Filosofia di un prestigioso College femminile e che sta scrivendo un libro, fatica severa che le richiede l’impegno e la concentrazione che a casa le mancano. Ha perciò affittato un appartamento ammobiliato a Manhattan.…
L’antitesi tra privilegio, disperazione, cinismo e perdita di sé è inscenata da Woody Allen come un requiem psicotico e psicoanalitico dagli orizzonti dolce amari. Sostenuto da una carica analitica placidamente irrazionale è divorato dalla incredibile disinvoltura di una Gena Rowlands in stato di grazia. Visivamente pulito e semplice ma di una poesia ed…
Dalla servitù debitoria (o a contratto) alla servitù (prediale) di passaggio (sotterranea): un diario di un’ossessione dettata dall’assenza di risposte all’aggressione reiterata: un…
Una donna di mezz'età, sposata ad un medico, mentre tenta di finire un libro ascolta le conversazioni di uno studio di psicanalisi affianco al suo appartamento ed intraprende un percorso esistenziale...
Un Allen maturo e qui assai lontano dalle commedie abituali realizza il suo film più bergmaniano. E' un percorso interiore di una donna non felice che fa un bilancio della…
Proprio bella questa che è sostanzialmente l'analisi della vita privata di una cinquantenne di successo, la cui esistenza è apparentemente ordinata e standardizzata, ma che in realtà nasconde tante ombre e sofferenze. Allen - qui nei suoi anni migliori - seziona la protagonista e i personaggi di contorno come col bisturi, e ce ne fa vedere il carattere e i sentimenti. In…
Mancanti:
- Day & Night (2010)
- La commune (Paris, 1871) (2000)
- A Close Shave (1995)
- Marketa Lazarová (1967)
- Kiga Kaikyô (1965)
[lavori in corso]
Puro piacere per gli occhi e per la mente. Un evidentissimo esempio di come padroneggiare al meglio la materia cinematografica. Narrazione chiara, apparentemente dimessa e lineare, in realtà un abile e complesso gioco di specchi, ricco di digressioni, parentesi, flashback. Confidenziale, intimista, inquietante, tanto sussurrato quanto potente nell'evocare angosce, spettri e segreti della…
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Commenti (12) vedi tutti
Questo bellissimo film che la protagonista, presentandosi, brevemente introduce è tra i più inafferrabili e misteriosi di Woody Allen che, in meno di 90 minuti, mette a nudo contraddizioni e tormenti di una donna apparentemente soddisfatta della propria condizione.
leggi la recensione completa di laulillaIl film più bergmaniano di Allen.
leggi la recensione completa di Carlo CerutiUna donna di cinquant'anni compie un doloroso ma proficuo bilancio esistenziale.
leggi la recensione completa di BalivernaWoody Allen non poteva che perdere il confronto con Ingram Bergman, tentando di emularlo: anche se l’intenzione sembra più che altro quella di un omaggio fine a se stesso, a un cinema forse inarrivabile. Il risultato in sé è un film non perfetto ma comunque valido. Voto 6,5/10.
commento di alexio350Una scrittrice assiste di nascosto alle confessioni di una donna in gravidanza; rivive la sua giovinezza, le rinuncie e si scopre arida e poco amata. Serioso e poco credibile il film è parzialmente salvato dalle buone interpretazioni.
commento di michel"E mi domandavo se un ricordo è qualcosa che hai ancora e non piuttosto qualcosa che hai perduto." Questa è la frase che chiude il film, opera bergmaniana di un grandissimo Allen, forse il miglior scrittore cinematografico sulle donne: Settembre, Un'altra donna, Anna e le sue sorelle, Alice, Blue Jasmine. E non solo. Voto 8.
commento di michemarUn film magico. Anche grazie alla colonna sonora (soprattutto Bach), al montaggio e all’ autunnale New York splendidamente fotografata dal bergmaniano Sven Nykvist - a conferma del terzo omaggio al grande regista - dopo ‘Interiors’ e ‘Settembre’. Ma stavolta l’allievo ha superato il maestro...
leggi la recensione completa di marco biIn effetti, è proprio bello.
commento di wundtLucido, coinvolgente, diretto. Ma non è Bergman
commento di fornaroloPreferisco, senza bisogno di paragone, il Woody Allen comico al Woody Allen serio. Questo film mi è piaciuto poco, nonostante le buone intenzioni e il professionismo dell'intera operazione. Troppo verboso.
commento di sasso67voto 8
commento di alice89"Un'altra donna": per me un altro Allen, nel senso che è il primo film non commedia di Allen che ho visto. Ma anche senza l'ironia tagliente del grande Woody, un grande film, molto profondo e ricco di spunti di riflessione. Ottima la protagonista.
commento di valien88