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Fratello Sole Sorella Luna

Regia di Franco Zeffirelli vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su Fratello Sole Sorella Luna

di John_Nada1975
6 stelle

Massimo Foschi/mefistofelico cardinale spagnolo:-

"No va bene, lasciate fare. Finalmente la Chiesa ha qualcuno che è capace di riportare a Lei i poveri."

 

Come ricordato in altra occasione, ci si "palestra" molto proprio con registi come Zeffirelli e film come questo, poiché sono da alcuni proprio molto odiati persino sul lato personale del regista (e sono i soliti, scontati, prevedibili come le scadenze temporali), soprattutto per motivi ideologico-politici. Quindi a difenderli ci si affina e allena molto nella dialettica e nell'esercizio della critica. Per me è sempre o quasi uno spasso contrastare le ingiuste e del tutto gratuite, contumelie dei soliti baggiani

Così da cercare contrastare efficacemente quelli che ti vogliono con la scusa del pluralismo ovviamente, fare prevalere in spazi come questo per numero, la loro di opinione sfavorevole, che però guarda caso non ha raggiunto la maggioranza. Poi mi fanno sganasciare, per pararsi il culo che non sono prevenuti per il personaggio, citano sempre inevitabilmente i film della Riefenstahl "considerati comunque capolavori della settima arte", come ''comunque", per quale motivo cosa quel "comunque", dimostrando già la loro appartenenza di pensiero, la citi come grande regista, però come se in verità ci sarebbe da vergognarsene e tenerla nascosta.

E poi magari è gente (ma spero di no)che penZa davvero Garrone, con il piattume di filmografia che ha, e non per i "contenuti'' o l'area, sia davvero un grande regista del cinema italiano. A Zeffirelli, Bolognini, o parlando di calligrafi e manieristi, al comunista Bertolucci così sono contenti, uno come Garrone è proprio "non pervenuto".

Questo preambolo e pippone per dir che si voglia, onde precisare che sì "Fratello Sole, Sorella Luna" avrà pure dei difetti, come una faciloneria semplificatrice in alcuni passaggi, forse dovuta anche ai tempi della narrazione, ma non è nemmeno certo così "naif" come altri lo vorrebbero far passare.

Oltretutto dovremmo ormai sapere bene cosa sono le crisi mistiche, e le convinzioni fortificate dei convertiti religiosi. Stato mentale e spirituale benissimo reso da Graham Faulkner, che anche lui, fu una scoperta di Zeffirelli.

Qualcuno scrive(ogni opinione ha diritto di essere qui scritta, e meno male che almeno fino ad ora sembra essere quasi così, senza troppi divieti, però) che una attrice tra le più importanti del cinema degli anni d'oro '40 e '50, e del teatro come Valentina Cortese nei panni di Pica la madre provenzale di Francesco, sia da "prendere con le pinze", nemmeno fosse una Sandrelli o Muti qualunque. Non merita altri commenti.

Eccellente Kenneth Cranham nei panni di Paolo, ultimo convertito del nucleo originario di discepoli, in una parte lui poi specializzatosi in parti di gangster d'Albione, ben diversa, e che ottimamente nel finale del film con Papa Innocenzo III(Alec Guinness), fa capire l'ascendente nel far cambiare le persone più restie alla verità, di Francesco.

Si sente dire di riprese strette, sugli occhi, che Zeffirelli compirebbe poco, per meglio catturare la spiritualità e il travaglio mistico di Francesco, o degli altri, e supercazzole del genere. 

Quando se c'è un aspetto sul quale il film è davvero da ciechi non notare per la sua pressoché inattaccabilità, è proprio quello dei totali che sono quasi dei pannelli di grandi pittori dell'epoca di Francesco. E con i collaboratori scenografici e tecnici a partire da Lorenzo Mongiardino, Gianni Quaranta, Giorgio Giovannini, Ennio Guarnieri e  Danilo Donati, vorrei vedere se non fosse così. Anche lo zoom, molto abusato nel cinema di quel tempo, è utilizzato con parsimonia e tale abilità che quasi non te ne accorgi. 

Sequenze come quella del campo di grano in estate con i mietitori e il lavoro, o quella del borgo sotto la pioggia e del primi frati scalzi in cerca di cibo, il ritorno di Francesco a vedere casualmente la dimora palazzo dei genitori, ti proiettano veramente nel medioevo e nella sua realtà, nel suo sentire, e Zeffirelli dimostra anche grande sensibilità terrena e veridica, nel mostrare come potente più di ogni privazione, quella affettiva e della carne, rispetto a tutte le altre persino affrontabili, della vita eremitica.

Vivendo poi in prossimità dei luoghi toscani nei quali vennero girate molte delle ambientazioni del film nel 1971, ti viene quasi da chiedere se non siano stato ricostruiti in qualche modo, per la bellezza e l'estetismo che sprigionano(altra accusa solita), e invece no sono proprio così, anche i campi fioriti a primavera di Val d'Orcia sono proprio così, quasi da dimensione fantastica, favolistica.

 

John Nada

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