Regia di Kinji Fukasaku vedi scheda film
Pur non essendo esperti di manga e cultura giapponese, è abbastanza evidente che il film abbia un alloure fumettistico-cartoonesca che contribuisce molto ad alleggerire la tematica e la tragicità che altrimenti emergerebbero se si riflettesse troppo sul tema proposto, magari grazie ad uno stile di regia e ad una sceneggiatura di stampo realista. Perciò la crudezza di alcune scene ne risulta indebolita e le influenze horror-splatter quasi inoffensive. A farla da padrone sono allora la spregiudicatezza e la cattiveria dei personaggi, messi a nudo e resi di nuovo primitivi dalla lotta all'ultimo sopravvissuto. Emergono invidie, rancori ma soprattutto la competizione - tratto dominante delle società giapponese - tra individui, per primeggiare e, in questo caso, salvarsi la pelle.
Si capisce che hanno dovuto pestare sull'acceleratore, i flashback aggiungono qualcosa ai singoli personaggi ma non aiutano a caratterizzarli veramente. La mattanza scorre veloce, senza tregua e una morte assomiglia all'altra. Il tutto rende scorrevole e tutto sommato leggero il film. Soltanto in qualche frangente la pellicola rallenta e tende a farsi un po' noiosa e troppo melensa.
La sceneggiatura (pessima) con battute e situazioni demenziali. Alcune scene, ridicole fino all'inverosimile o, forse, semplicemente non facilmente comprensibili in chiave occidentale-europea, un po' seriosa.
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