Regia di Luigi Petrini vedi scheda film
Carmelo ha cinquant'anni e cinque figli quando scopre che per un errore all'anagrafe non gli era mai stata recapitata la cartolina per prestare il servizio militare. Fino a oggi, almeno: l'uomo deve dunque entrare in caserma ed entrare anche nel clima della leva, tra scherzi, ragazzate e punizioni varie, quanto prima. Legherà con Renato, più giovane di lui e ben presto innamorato di una delle figlie di Carmelo.
Renato – al secolo Fortunato – Cecilia: chi era costui? Un oscuro caratterista del cinema di genere nostrano che ebbe qualche gloria partecipando a una manciata di pellicole tra gli anni Settanta e gli Ottanta (tra cui i gloriosi, per diversi motivi, La donna della domenica, Teresa la ladra e Quant'è bella la Bernarda, tutta nera, tutta calda), e la questione si potrebbe anche liquidare così. Se non fosse che il Nostro è stato anche autore di qualche sceneggiatura, una delle quali è quella di questa pellicola sgangheratissima e piuttosto poveristica; la sua prima sceneggiatura, per l'esattezza, e non è un caso che Renato Fortunato Cecilia sia stato scelto anche come protagonista del film. Curioso lo spunto iniziale della trama, a ogni modo: Carmelo è un uomo registrato all'anagrafe come Carmela che non ha mai ricevuto – fino ai cinquant'anni – la chiamata al servizio militare: non è affatto bizzarro pensare che ci fosse fin qui qualcosa di autobiografico per l'autore, il cui cognome Cecilia può essere stato talvolta fonte di imbarazzo e ambiguità. Ma il resto del lavoro è pura commedia da due soldi dell'epoca: toni barzellettistici, battutine risibili, forti richiami maschilisti, una serie di sketch incollati così così fino al beffardo finale demenziale: e tanto bastava al pubblico delle sale dei tempi. Colpisce poi il credito riservato sui titoli di testa a Riccardo Garrone, che a ben vedere interpreta il personaggio attorno a cui il film realmente gira (Carmelo, insomma) eppure viene citato per ultimo tra i protagonisti, con la dicitura “e la partecipazione di” - forse per ragioni di natura economica, non è da escludere. Il regista è infine Luigi Petrini, altro nome ignoto al grande pubblico, mestierante non tra i più disprezzabili di quel periodo; in definitiva un'ora e mezza di intrattenimento assolutamente innocuo. 3/10.
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