Regia di Joseph Sargent vedi scheda film
Ridurre in un'ora e mezza un'opera tanto imponente e pregna di riflessioni come il romanzo di Dostoevskij è sicuramente un'impresa di non poco conto; Sargent mantiene la linearità del racconto originale e fa leva giustamente sulla sofferenza psicologica del protagonista, un Raskolnikov asciugato dai sensi di colpa e torturato dalla voce, dalle urla della coscienza; in novanta minuti è inevitabile che vada perso qualcosa del testo d'origine, ma non si può dire che la storia non mantenga comunque il suo fascino intatto. Qualche invenzione visiva di troppo (grandangoli o prospettive allucinate nei momenti di delirio del protagonista, ad es.), che spettacolarizza anzichè illustrare (opinione di chi scrive è che ad un capolavoro come Delitto e castigo bisognerebbe portare tutto il rispetto del mondo e cercare di non stravolgere o inventare nulla), ma non porta ad ogni modo la pellicola alla rovina; atmosfere cupe, grige del romanzo russo mantenute tali, come è mantenuto in Raskolnikov lo sguardo del peccatore cristiano che comprende come l'espiazione delle proprie colpe passi solo attraverso la punizione, il castigo materiale (che annulla quell psicologico del senso di colpa). 6/10.
Lo studente Raskolnikov uccide un'usuraia per rapinarla. Prima di fuggire è costretto ad eliminare anche la sorella della donna, testimone involontaria del primo delitto. La polizia arresta un innocente, ma Raskolnikov comincia ad avere febbre e delirio per i sensi di colpa. L'amore della bella Sonja lo convincerà a costituirsi.
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