Regia di Gennaro Righelli vedi scheda film
Due squattrinati napoletani si arrangiano come possono; a un certo punto mettono in piedi un numero teatrale in compagnia di una bella soubrette, di cui puntualmente entrambi si innamorano. Ma il terzetto è destinato a sciogliersi quando lei dimostra di preferire un giovane violinista.
Dopo Tre uomini in frak (Mario Bonnard, 1933) e Il cappello a tre punte (Mario Camerini, 1935), questa è la terza opera cinematografica a cui prendono parte Edoardo (così sui titoli di testa) e Peppino De Filippo; poco più che trentenni e già celebri per le interpretazioni teatrali, i due fratelli napoletani danno qui del loro meglio in un testo d’altronde scritto dallo stesso Eduardo. A dirigerli è chiamato l’esperto Gennaro Righelli, i cui esordi nel cinema risalgono ai primissimi anni Dieci e che si limita ad amministrare la situazione, lasciando naturalmente sbrigliati i due protagonisti. Accanto a questi ultimi si trovano nomi di assoluta rilevanza come quelli di Assia Noris, Franco Coop, Lamberto Picasso e Luigi Almirante; in una particina, non accreditata, c’è anche la giovane Anna Magnani. Quei due è un lavoro lineare nella struttura e permeato di sottilissima ironia, con una impostazione non troppo evoluta rispetto all’impianto teatrale di partenza, ma a ogni modo godibile nei suoi evidenti limiti grazie alla coppia di mattatori sempre al centro della scena. 4/10.
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