Regia di Edward Yang vedi scheda film
Immersi nella Taipei di metà anni 80', la città riflette lo stato d'animo dell'isola di Taiwan, in sospeso tra vari mondi. La Cina comunista con cui oramai la nuova generazione di taiwanesi ha perso ogni legame, a differenza precedente, la quale sperava di potervi ritornare un giorno per risolvere i conti con i comunisti ed il continuo volgere lo sguardo verso il Giappone (ex potenza coloniale dell'isola), ma soprattutto l'america capitalista, che per contrastare e contenere l'espansionismo comunista cinese, ha importato nell'isola il libero mercato più sfrenato in modo da cobtrapporre Taiwan al "continente".
Questo ha fatto si che i taiwanesi godessero di un espansionismo tecnologico, economico, urbano e sociale, senza freni, pur in assenza solide fondamenta su cui edificare questo nuovo futuro.
Uno dei personaggi, Mr. Ke, un architetto, mentre contempla l'orizzonte dall'alto della sede della società per cui lavora insieme alla sua collega dirigente Chin (Tsai Chin), afferma in modo laconico che non saprebbe più distinguere quali sono gli edifici progettati da lui e quali no, perché ormai è tutto uguale a sé stesso, in una Taipei che massifica ed omologa tutti i suoi abitanti.
Negli scorci fissi della macchina da presa, Edward Yang sviluppa il film in senso fortemente anti-narrativo, focalizzandosi sui personaggi ed agendo di ellissi. Assistiamo a dei ritratti di personaggi sospesi nel limbo del nulla. Totalmente inadeguati nello stare al passo con le veloci trasformazioni socio-economiche del paese.
Le immagini del cinema di Yang sono austere nella loro rigorosa fissità, eppure ci restituiscono degli stimoli audio-visivi, che consentono allo spettatore di penetrare da sé nell'universo di questi ritratti di varia umanità. Una di queste figure risulta essere sicuramente Lung (Hou-Hsiao-Hsien, regista qui attore), ex giocatore di baseball sospeso tra il suo passato da atleta ed il suo presente di uomo ligio alla tradizione. Chin vorrebbere uscire dal labirinto della caotica Taipei, con l'aiuto del suo fidanzato Lung. Quest'ultimo in effetti avebbe una mezza idea di trasferirsi in America; un paese che dai racconti fatti all'uomo, sembra assumere connotati mitici, dove tutto sembra possibile, persino ammazzare una persona a proprio piacimento e farla franca.
Un passato distrutto ed un presente alienante, proiettano gli abitanti di Taipei verso un futuro indecifrabile. Sono tutti immersi in una società largamente colonizzata dalle potenze estere, la vecchia generazione guarda alla Cina e alla semplicità dei vecchi tempi, mentre le nuove generazioni sono invasi dalla cultura occidentale e giapponese, tramite canzoni di Michael Jackson, calendari di Marylin Monroe, lattine meccanizzate della Pepsi Cola, spot e cartelloni pubblicitari al neon di grandi multinazionali straniere, che inglobano in controluce i personaggi.
Se Lung nel suo status quo sospeso è destinato allo scacco esistenziale (devastante la scena con il televisore buttato in strada), Chin indossa per gran parte del tempo degli occhiali scuri, perché incapace di decifrare la realtà o forse semplicemente per proteggersi da essa o in un'ulteriore lettura, perché impossibilitata come gli altri a vedere la realtà, dietro la falsità di una superficie riflettente.
Alla fine la donna rompendo ogni tradizione, insieme alla propria ex-datrice di lavoro, troverà un nuovo incarico in una nuova società definita come un pezzo d'america a Taipei. Risulta inutile qualsiasi immaginazione per questo paese lontano, tanto oramai l'america è arrivata ovunque, anche nell'estremo Oriente. Qualsiasi trasferimento è assolutamente inutile e privo di cambiamento.
Edward Yang costruisce un affresco umano immergendolo in un mondo che ha oramai perduto ogni innocenza. "Taipei Story" è un caposaldo della nascente new wave del cinema taiwanese, che si sviluppa a metà anni 80', capace di innovare fortemente la settima arte e di parlare del presente come del futuro, con una lucidità rara a trovarsi. Fa specie pensare quanto sia azzeccata la descrizione a parole dell'america fatta a metà anni 80' da parte di un regista straniero e avvulso alla realtà occidentale, quando i film statunitensi negli anni 80' avevano perso del tutto la capacità di analizzare il loro paese, perdendosi dietro a banalotti d'azione tutto distruzione muscolare, immagini di propaganda reganiana e robetta innocua blockbuster del duo Spielberg-Lucas.
Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297
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