Regia di Tonino Cervi vedi scheda film
IL CINEMA AI TEMPI DELLA QUARANTENA
Nella Venezia fascista dei primi anni Trenta, Mattia (Stefano Patrizi) giunge in laguna grazie ad una borsa di studio che lo accoglie presso una prestigiosa scuola di musica. Qui fa amicizia con il coetaneo Renato (Christian Borromeo), che si innamora di lui e per questo lo attira tra le braccia della madre vedova, Carla (Senta Berger), una bella quarantenne insegnante di musica privata, un tempo ricca, ora ridotta in semi indigenza dai molti debiti accumulati, e che è solita impartire lezioni, tra gli altri, a Elena Mazzarini (Ornella Muti), una diciottenne di buona famiglia che la donna vorrebbe dare in sposa al figlio, in modo da tornare a dar lustro alla propria discendenza.
La situazione precipita, ed i piani vengono sconvolti, quando il bel Mattia e l'incantevole Elena si innamorano l'un l'altro, costringendo la perfida e calcolatrice Carla ad attuare un piano diabolico tutto ricatti e congetture protese a ristabilizzare la concretizzazione dei suoi progetti.
Ma attorno al mondo perbenista ed immobile dell'alta borghesia, anche il delitto più efferato perpetrato ai danni della pur perversa nobiltà decaduta, troverà modo di scivolare nell'anonimato, spianando la strada e scagionando i responsabili materiali, rei di essere belli, giovani, e reciprocamente uniti da un amore condivisibile già a prima vista, in grado di suggellare la loro innocenza oltre ad ogni ragionevole sospetto.
Liberamente tratto, soprattutto per quanto riguarda le ambientazioni ed in contesto storico, dal racconto di Roger Peyrefitte "la maestra di piano", Ritratto di borghesia in nero si fa forza sugli ammiccamenti erotici e sulla presenza scenica di un corpo attoriale ben scelto e fisicamente pertinente, in grado di sostenere gli sviluppi di una trama da feuilleton che tuttavia sa tener desta l'attenzione.
In regia un Tonino Cervi funzionale come ha spesso saputo esserlo, senza mai eccellere per tecnica di direzione o stile personale.
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