Regia di Tonino Cervi vedi scheda film
Avrebbe dovuto intitolarsi "Ritratto di nobiltà in nero"...
Avrebbe dovuto intitolarsi "Ritratto di nobiltà in nero", perchè è di questa la fotografia, certo ampiamente autoreferenziale e narcisistica, socialmente e sessualmente.
Complice una Venezia labirintica e deserta, dove l'unico accenno di folla è quello che rimanda ad una guerra alle porte, il racconto si autocompiace della fragile ed eterodossa sensualità di una nobile decadente, misurata con il metro di un'altra famiglia, ancora ricca e potente.
Ma purtroppo nel cinema non vale la regola che vige in fotografia, dove a Venezia basta puntare l'obiettivo anche a caso e riesce sempre una foto bellissima. Né il commento musicale e gli interni spesso sontuosi sono sufficienti a sopire un certo deja vù narrativo e la retorica di una sensualità ripetitiva e poco emozionante.
La Berger è bravissima e la Muti anche bellissima. Nota di colore: l'interprete del commissario, Eros Pagni, è lo stesso di quello in "Profondo rosso" di tre anni prima, ed è difficile trattenere il sorriso a quel ricordo (e la sorpresa a questa scelta).
Voto 6.
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