Regia di Ugo Fabrizio Giordani vedi scheda film
Altro che Poveri ma belli: qui siamo in zona porno, con la cinepresa che si accuccia sui corpi, sui muscoli, sulle occhiate ebeti e inespressive di due tra i prodotti più miracolati della seriale televisione targata Costanzo & De Filippi. Come nel cinema porno, infatti, i contorni sbiadiscono per lasciare campo e luce ad “atletiche” sequenze da consumarsi, preferibilmente, prima della scadenza e, rigorosamente, nei luoghi sacri del mondo glabro (di) oggi: palestre, discoteche, pub, docce. Non c’è aria, non c’è Roma, non c’è costume, non c’è recitazione (e il paradosso è che i due, nella finzione, spendono un sacco di soldi per un corso, non a caso farlocco). E il romanticismo non può fare altro che manifestarsi attraverso le merci, le griffe, le porsche carrera, gli anelli con diamanti, i giacconi ipersponsorizzati. Trecento copie e un battage pubblicitario massiccio e quasi senza precedenti non sono bastati: gli incassi dei primi weekend raccontano che gli spettatori paganti si sono fermati dinanzi alla tristezza e alla povertà d’intenti. Sconsolatamente simboleggiata nella scena finale del matrimonio, dove il brutto di ciò che siamo (sono) diventati ha uno scatto d’orgoglio e diventa (il) peggio. Quanto a Costantino, Daniele, Alessandra: che dire? Che Dio li liberi da ciò che non sono (siamo), da ciò che non vogliamo.
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