Regia di Michael Wotruba (Aristide Massaccesi) vedi scheda film
"War movie" realizzato fuori tempo massimo, in pochi giorni e con materiale di recupero. In buona sostanza esclusivamente frutto del talento di Aristide Massaccesi, coinvolto a tutto campo come sceneggiatore, cineoperatore, direttore della fotografia e regista. Cameo (meno di dieci minuti in scena) del grande Klaus Kinski.
Francia, 1944. Un aereo dell'aviazione militare inglese viene colpito dalla contraerea tedesca. I due piloti - il capitano Carter (Lars Bloch) e Stain -, dei quali uno ferito, vengono tradotti in un campo di concentramento tedesco. Qui, curati dal medico Bakara (Ettore Manni), anch'esso prigioniero, socializzano con gli altri detenuti, sino a decidere di organizzare una fuga. L'occasione si presenta quando al campo sopraggiunge un altro prigioniero ammalato: Bakara lascia intendere ai tedeschi, fingendo, che l'uomo abbia la peste. Immediatamente viene organizzato il trasferimento, in ambulanza, dei compagni di cella e dell'ammalto presso un lazzaretto. In realtà i tedeschi pianificano di uccidere i presunti appestati durante il trasporto ma, questi, riescono a fuggire. Incrociano poi un gruppo armato di partigiani, ai quali si uniscono nell'ambizioso progetto di sequestrare documenti riservati, contenenti piani di guerra, dal centro operativo (un castello) dei nazisti e contemporaneamente catturare il generale Kaufmann (Klaus Kinski).
"Il secondo conflitto mondiale durato quasi sei anni e combattuto da cinquantasei nazioni costò la vita ad oltre cinquanta milioni di persone. Esso rappresenta dunque la ferita più profonda e più insanabile che, nel corso della storia, sia mai stata inferta a tutto il genere umano."
(Didascalia iniziale)
Produzione a basso costo realizzata da Franco Gaudenzi, vagamente ispirata dal classico Quella sporca dozzina (Robert Aldrich, 1967) e probabilmente pensata in origine per sfruttare materiale di recupero. Per l'occasione tocca infatti ad Aristide Massaccesi (mascherato dietro il nome di Michael Wotruba) scrivere la sceneggiatura, curare la fotografia, dirigerlo nonché, con l'aiuto di Piera Bruni e Gianfranco Simoncelli, realizzare veri e propri miracoli in fase di montaggio. Immagini di repertorio della Seconda guerra mondiale finiscono così a coprire quasi 15 minuti di durata, sparsi durante tutto il primo tempo con l'escamotage di mettere in scena, in un bianco e nero avente funzione di flashback, le peripezie belliche, in combattimento aereo, dei due piloti inglesi. L'idea di produrre un film di guerra nel 1974 si rivela però a dir poco audace. Il filone dei "war movie", in pieno vigore tra la metà degli anni Sessanta, e solo per circa un lustro di tempo, era ormai decisamente snobbato dal pubblico. E ovviamente Eroi all'inferno fu un sonoro flop al botteghino. Paradossalmente è invece un film ben scritto, che presenta personaggi dai credibili risvolti psicologici e acquista valore nelle animate sequenze di guerra: sparatorie e combattimenti sono messi in scena in maniera nettamente superiore a quanto visto in analoghe produzioni italiane, sino a quel momento. E pure gli attori, compresi i personaggi marginali (ad esempio il solito Franco Garofalo, nei viscidi panni di spia infiltrata tra i prigionieri del campo) appaiono sopra alla media nelle produzioni di questo genere.
Massaccesi dimostra un talento unico, espresso più volte nel periodo degli esordi come regista [1], riuscendo a rendere omogeneo il tutto e arrivando a rendere particolarmente coinvolgente il secondo tempo, con punta d'eccellenza negli ultimi dieci minuti, durante i quali entra in scena Klaus Kinski, mentre la storia prende una deriva drammatica che conduce a un finale ben poco rassicurante. Film atipico, in quanto girato anacronisticamente, ossia fuori tempo, rende però perfettamente l'idea delle straordinarie capacità tecniche di Massaccesi, un Autore in grado di realizzare opere d'effetto con pochissimi mezzi, ma tanta capacità e un pizzico di fantasia. Memorabili poi, da un punto di vista puramente tecnico, le sequenze conclusive, con soggettive che mettono (controvoglia) lo spettatore nei panni del cecchino nazista. Nel cast è presente anche Rosemarie Lindt - interpreta la battagliera partigiana di nome Maria - in seguito protagonista fondamentale nel primo film, di tutt'altro genere, della serie "Emanuelle" diretta da Joe D'Amato (Emanuelle e Françoise - Le sorelline, 1976).
Visto censura [2]
Il film passa in commissione di revisione cinematografica in data 11 maggio 1974 (nulla osta n. 64496), con prescrizione di un breve taglio. I metri di pellicola accertati, in questa circostanza, corrispondono a 2348 (circa 86 minuti).
Verbali allegati al nulla osta:
"La 1a Sezione della Commissione di Revisione Cinematografica esaminato il film ed ascoltato il rappresentante della produzione suggerisce allo stesso di alleggerire le scene dell'intervento chirurgico quasi all'inizio del film, avendo l'interessato aderito al suggerimento richiesto si rinvia la seduta." (7 maggio 1974)
"La Commissione riunitasi per accertare l'esecuzione del taglio di cui al precedente verbale, preso atto che sono state eliminate all'inizio del film le sequenze relative all'intervento chirurgico e mostranti dettagli dell'operazione, in particolare la ferita allo scoperto (tranne pochi fotogrammi in cui detta ferita è quasi totalmente coperta da un fazzoletto) per un totale di mt 4, esprime parere favorevole alla concessione del nullaosta di proiezione in pubblico senza limiti d’età." (11 maggio 1974)
NOTE
[1] Con materiale di recupero Massaccesi aveva già realizzato, tra il 1972 e il 1973, Scansati... a Trinità arriva Eldorado (prima regia ufficiale) e Pugni, pirati e karaté. Una tendenza che non abbandonerà mai, soprattutto quando girerà diverse versioni di pellicole erotiche, utilizzando più o meno lo stesso materiale (emblematico in tal senso il caso Eva nera - Porno esotic love).
[2] Dal sito "Italia Taglia".
"Anche i grammatici hanno intuito la natura della guerra: alcuni sostengono che essa si chiama «bellum» per antitesi, perché non ha niente di buono né di bello; la guerra è «bellum» nello stesso senso in cui le Furie sono le «Eumènidi». Altri preferiscono far derivare la parola «bellum» da «bellua», belva: perché è da belve, non da uomini, impegnarsi in uno sterminio reciproco."
(Erasmo da Rotterdam)
F.P. 25/04/2022 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 82'45")
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