Regia di Mel Brooks vedi scheda film
Per molti questo è il capolavoro di Mel Brooks, il film in cui il regista riesce ad attenuare quanto basta la sua prepotente vena comica (e così a non inoltrarsi eccessivamente nel demenziale, che comunque affiora qua e là, soprattutto nel personaggio di Igor) e a conferire un tocco di melodrammatico e malinconico all'opera, suggerendo uno spessore nella lettura del lavoro che va ben più in profondità della semplice parodia. Tutto giustissimo, non si può che essere d'accordo, a prescindere dai gusti personali. La rilettura di un classico in chiave comica è forse una delle operazioni più complesse e ambiziose che ci si possa proporre; qui Brooks fa centro anche grazie all'ottimo Gene Wilder e alla spalla irresistibile Marty Feldman, senza dimenticare la coraggiosa scelta del bianco e nero (notoriamente non la più azzeccata per una pellicola che mira a suscitare risate), per la quale il regista dovette lottare non poco. Tutt'altro che scontata la dimensione dei personaggi, ben più sofisticati di quanto una frettolosa lettura del lavoro potrebbe presupporre (partendo dal delirio di onnipotenza dell'uomo che si sostituisce al Creatore); evidente l'intento satirico nella figura del mostro, che è in realtà spaventato dall'orrore degli uomini più di quanto lui spaventi loro. Gag a raffica, alcune ormai leggendarie; sceneggiatura di Brooks & Wilder, naturalmente partendo dal romanzo di Mary Shelley; ruoli importanti anche per Madeline Kahn, Cloris Leachman, Teri Garr e Peter Boyle, con Gene Hackman in una particina secondaria. 8/10.
Il nipote del noto Frankenstein si ritrova a compiere esperimenti genetici simili a quelli dell'avo; l'aiutante Igor, però, ha sostituito il cervello da inserire nella 'creatura' con quello di un malato di mente.
(Re-visione 27/8/21)
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