Regia di Franco Brogi Taviani vedi scheda film
Anni fa, di un film così si diceva che "faceva scandalo". Rivisto a distanza di ventisette anni, questo "Masoch", lungi dal fare scandalo (magari!), riesce soltanto ad annoiare. Il terzo Taviani, nascosto dietro un doppio cognome, forse proprio su richiesta dei più famosi (e più bravi) fratelli, recepisce gli aspetti deteriori del bertoluccismo, i cui scampoli ammorbavano ancora gran parte del cinema italiano agli inizi degli anni ottanta, senza offrire in cambio niente di spettacolare. Soffrendo in maniera quasi straziante le ristrettezze del budget, Brogi Taviani ci mostra che cosa avrebbero potuto essere Visconti, o peggio, Bolognini, o, peggio ancora, Zeffirelli, senza i soldi sufficienti a fare un film dei loro. Girato, per questa ragione, quasi tutto in interni, il film risulta verboso e inconcludente: ci dice poco di due persone delle quali tenta di mostrare le miserie morali e materiali. Forse riesce soltanto a farci comprendere come Leopold (sì, è proprio quel Masoch che provava piacere nel beccarsi frustate sulla groppa ed altri bondaggismi del genere) fosse uno scrittore di scarso talento, che aveva bisogno delle sofferenze fisiche e delle umiliazioni per ispirarsi. Il discorso sulla perversione del potere, che camuffa la propria invadenza dietro alle presunte sofferenze subite, e quello che potrebbe avere una valenza femminista (la donna vampirizzata dal maschio sfruttatore che la schiavizza costringendola a mascherarsi da padrona per continuare a rigenerare la propria energia vitale e creativa) restano ampiamente celati, tanto da parere piuttosto un pretesto per le noiose evoluzioni dei personaggi. Fortunatamente, in ogni caso, dopo alcuni anni la povera donna si liberò dell'ingombrante marito, che, sarà anche un caso, era "Cavaliere". Fra gli attori di contorno, si nota un giovane Fabrizio Bentivoglio. Dei due protagonisti, invece, è bravina la De Sapio, mentre Malco risulta inespressivo fin quasi alla catatonia.
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