Regia di Wes Craven vedi scheda film
Wes Craven nel 1977 viveva un momento di crisi, indeciso su quale strada artistica percorrere, il suo film d’esordio L’ultima casa a sinistra (1972) si era rivelato un low-budget dal discreto e per certi versi sorprendente successo commerciale, ma Craven colpito da critiche feroci si era deciso a non girare più film horror.
E’ curioso scoprire che quello che oggi viene considerato uno dei maestri del genere, al tempo delle sue prime esperienze cinematografiche non era affatto convinto delle sue scelte, tanto che quello che oggi viene considerato un cult indiscusso, appunto Le colline hanno gli occhi, fu un film che Craven girò solo perché a corto di soldi dopo ben cinque anni di inattività.
Sarà l’amico e produttore Peter Locke (che si ritaglia un piccolissimo ruolo nel film) a convincere infine Craven, il regista si decide a tornare sulle piste insanguinate dell’horror e come spunto per la sua seconda opera sceglie la vicenda controversa di una famiglia di cannibali scozzesi del XVI secolo (tra storia e leggenda, vedi Sawney Bean), questo gruppo di persone uccideva i viandanti che gli capitavano a tiro e poi se ne cibava, fino a quando il Re non li scovò nascosti in alcune grotte e li uccise tutti, torturandoli selvaggiamente.
E’ proprio dal forte contrasto tra una cultura civilizzata e una primitiva che nasce il plot de Le colline hanno gli occhi, dove si racconta del viaggio di una normale famiglia americana che si trova a transitare nel pieno deserto e che a causa di un incidente rimane bloccata in mezzo al nulla, ben presto vittima delle violente aggressioni di un gruppo di uomini primitivi e cannibali.
Rivisto a distanza di tanti anni direi che l’unico limite del film di Craven è un limite congenito, ossia il basso budget che non permise al regista di sviluppare la pellicola come voleva, e che oggi per forza di cose ce la fa apparire un po’ datata, ma i mezzi a disposizione erano veramente pochi (si parla di un budget di 300 mila dollari) e si fece veramente il massimo per sfruttarli al meglio.
Uno degli elementi che meglio caratterizza il film e che lo fa entrare nell’immaginario dello spettatore è sicuramente lo splendido e incontaminato scenario naturale, una distesa quasi aliena che diede un fortissimo impatto emotivo, contribuendo ad alimentare una tensione e un inquietudine crescente, il deserto come habitat primitivo, un non luogo dove far crescere e prosperare una paura ancestrale ben resa dalle suggestive immagini di Craven, che sulle splendide colline a strapiombo (The Hills Have Eyes) gira le sue sequenze migliori.
L’ avventura della famiglia Carter ci viene mostrata come una specie di viaggio in un'altra dimensione, con il loro bel camper e le loro convinzioni, frutto di una cultura civilizzata che mette in bella mostra totem incontrastati come la fede in Dio o la sicurezza nelle armi da fuoco, si ritrovano di colpo sperduti e indifesi in mezzo al nulla, braccati di un gruppo di uomini primitivi che pur restando dei selvaggi non rinunciano all’uso di mezzi tecnologici come i walkie talkie.
Lo scenario desertico e gli attacchi ripetuti al camper, attacchi ben orchestrati che rimandano ai migliori western d’assedio, propongono una rilettura violenta ed estrema del mito della frontiera, lo stesso look dei cannibali richiama alla lontana quello dei nativi americani per una rappresentazione che si può leggere anche in chiave politica (come in tutti i migliori film horror).
Le colline hanno gli occhi è un film senza dubbio di grande impatto, Craven non risparmia nulla ai suoi personaggi e ci mostra una violenza a volte insostenibile, uccisioni spietate, torture, stupri e infine il rapimento di una bambina in fasce che fa temere il peggio, ma lo scopo del regista è proprio questo, mostrare come la natura umana messa di fronte all’orrore e alla paura della morte, generi una risposta uguale e contraria di altrettanta violenza.
E’ questo elemento che rende il film ancora oggi potente ed evocativo, una violenza così realistica resta impressa nella mente e potenzia l’opera di Craven, che a distanza di anni può soffrire sotto l’aspetto tecnico ma non mostra cedimenti dal lato visivo (di esposizione) e tematico, la grandezza del film sta tutta qui, nella profondità del messaggio che lancia, che è un messaggio universale che il tempo non può scalfire.
Alla fine lo scontro degli opposti nuclei familiari genera una reazione comune, una regressione primitiva per i membri della famiglia Carter che diventeranno a loro volta bestie assetate di sangue, pronte a sacrificare la loro umanità in cambio della vita, è un messaggio che si presta a diverse chiavi di lettura e ad approfondimenti vari, Craven lo inserisce in un film che solo lo spettatore poco attento può scambiare per un semplice horror dominato dalla violenza, la pellicola è molto di più e questo a dispetto degli anni che passano.
Negli extra dell’edizione in DVD in mio possesso è presente anche un finale alternativo non utilizzato (secondo me giustamente), in pratica è una lunga sequenza che inverte il montaggio della parte conclusiva del film (la ricerca della bambina e lo scontro tra i due giovani e il capo dei cannibali), oltre a questo però ce l’aggiunta di una breve scena dove si vede l’unica superstite dei selvaggi aggressori unirsi con i giovani “civilizzati” rimasti in vita; sarebbe stato come tagliare le gambe al film e bene ha fatto Craven ad eliminarlo dal montaggio definitivo.
Le colline hanno gli occhi è un caposaldo del genere, un film che ha generato e continua a generare imitazioni più o meno riuscite, nel 2006 Aja ne ha tratto un remake prodotto dalla stesso Craven che io però non ho ancora visto, mentre considero Offspring (Andrew van den Houten 2009) uno degli omaggi più rispettosi e meglio riusciti.
Ultima segnalazione per un cast di perfetti sconosciuti, almeno al tempo, va senza dubbio segnalata la presenza della bella Dee Wallace qui al suo esordio (poi protagonista di altri horror tra cui Cujo e soprattutto L’ululato di Dante) e di Michael Berryman lanciato in pratica da Craven e diventato suo attore feticcio, oltre che una delle facce da horror più famose di sempre.
Voto: 8
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