Regia di Giorgio Ferroni vedi scheda film
E' un buon horror gotico, non molto noto, ma sicuramente riuscito. Si avvicina abbastanza agli esempi di Bava e Corman. Bisogna precisare, però, che, essendo il film del 1960, il regista poteva aver visto a malapena "La maschera del demonio" e "I vivi e i morti", perché sono dello stesso anno. Quindi va comunque riconosciuto il suo stile, che forse non ha neppure fatto in tempo a copiare dai film citati.
L'ambientazione è un po' insolita, perché il centro dell'orrore - se così si può dire - non è un castello o una vecchia casa di campagna, ma uno strano mulino. Non vi si macina più il grano, infatti. Il bizzarro proprietario, uomo oscuro e tormentato, vi ha costruito una specie di carillon con delle statue di donna, che riproducono tutte situazioni macabre e raccapriccianti (decapitazioni, torture, impiccagioni...). Questa idea del carillon con le statue è proprio indovinata e suggestiva. Quando quelle orrende riproduzioni scorrono con la musichetta di sottofondo producono un effetto singolare e inquietante, che confina con la paura. Non mancano poi gli elementi tradizionali del gotico, come la cripta, la bara da aprire, e gli ambienti scuri e tetri. Quella che può essere un'ispirazione da un precedente, è l'idea delle trasfusioni di sangue, che può venire da "I vampiri" di Freda. E' però intelligentemente rielaborata. Comunque, sia l'appena citato che il film in questione, mostrano per eccesso una deriva possibile della medicina, che costituisce una perenne tentazione per gli scienziati, specie oggi. L'idea cioè di sacrificare la vita di certi essere umani per curarne degli altri, che si presume avere più diritto alla vita.
E' una pellicola che sicuramente non deluderà gli amanti dell'horror gotico, e che non merita l'oblio in cui è caduta. Ferroni, per di più, più tardi ha girato il bello "La notte dei diavoli".
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