Regia di James Whale vedi scheda film
Titolo di culto, in parte a ragione. Ma il passare del tempo, impietosamente, rivela i molti punti deboli di un horror eccessivamente sopravvalutato sin dalla prima proiezione. Un mito, tale e per forza, anche a costo di non volerne vedere i limiti.
Il brillante scienziato Henry Frankenstein (Colin Clive) procede in maniera occulta i suoi studi sulla rianimazione dei cadaveri effettuando esperimenti galvanici di elettrobiologia su cadaveri di esseri umani, procurandosi illegalmente corpi nel cimitero con l'aiuto di Fritz (Dwight Frye). Convinto di poter generare la vita tramite l'energia sprigionata dai fulmini, assembla una "creatura" (Boris Karloff) con parti anatomiche di diversi corpi, appropriandosi infine di un cervello trafugato all'università. La fidanzata Elizabeth (Mae Clarke), preoccupata per l'isolamento e l'assenza di Frankenstein data la prossimità delle nozze, si precipita assieme al dottor Waldman (Edward Van Sloan) - docente dello scienziato - nello studio del suo futuro sposo, proprio quando Frankenstein sta per portare a positiva conclusione le sue teorie.
Ispirato dall'omonimo libro di Mary Shelley, John L. Balderston scrive una sceneggiatura destinata a diversa regia, poi passata di mano in mano a varii autori diventando tutt'altra cosa per essere infine orientata alla direzione di James Whale. Non è la prima versione cinematografica del romanzo, e nemmeno quella più fedele (la Shelley non cita l'elettricità, e nel racconto la resurrezione del cadavere può essere imputata forse anche alla magia), ma certamente quella più celebre. Probabilmente anche a causa del tema estremo (siamo nel 1931) che il film all'epoca osava affrontare. Per quanto oggi possa apparirci assurdo, il film di Whale è andato incontro a varie forme di censura, in primo luogo per la scena dell'uccisione della piccola Mary e a seguire per quella di Fritz. Pure il finale è stato sottoposto a modifica a seguito di una preview che produce esiti negativi: in origine era prevista la morte del dottor Frankenstein, mentre nell'edizione poi approntata lo stesso viene maldestramente e frettolosamente salvato, ma l'impatto sulle pale del mulino non lascia dubbi sulle ferali conseguenze (mutate in corso d'opera). L'Universal, dopo il clamoroso successo di Dracula (1931), origina il secondo mostro sacro dell'orrore pubblicizzandolo sin da subito come un horror a differenza del film con Lugosi che venne invece spacciato come melodramma e/o una stravagante storia d'amore.
E proprio Bela Lugosi avrebbe dovuto interpretare la creatura nel progetto iniziale, basato sulla sceneggiatura di Balderston che era di impianto molto più serio e ispirata al cinema espressionista tedesco, in particolare a Il Golem (Paul Wegener e Henrik Galeen, 1915) e Il gabinetto del dottor Caligari (Robert Wiene, 1920). Sul fatto che sia diventato un pilastro e che ancora oggi, a distanza di 90 anni, venga omaggiato, citato e persino copiato, non ci sono discussioni. Ma pur riconoscendone i meriti, ovvero di essere un precursore e capostipite del filone macabro e dissacrante sulla figura del mad doctor, va onestamente detto che è pieno di incongruenze (vedi appendice), recitazioni non proprio memorabili a cominciare dallo stesso Colin Clive, e uno stucchevole senso ironico patriarcale accentuato nella figura grottesca del barone (Frederick Kerr, nel film il padre di Henry). Tra gli attori si salva unicamente il grande Boris Karloff, un pò avvilito a suo tempo per essere stato costretto a recitare sotto trucco mostruoso (e sfiancante) e in genere il registro ironico contrasta nettamente con la storia. Ad esempio il film di Robert Wise, girato nel 1945 sotto evidente influenza di questo stesso Frankestein, dal titolo La iena - L'uomo di mezzanotte (sempre con Karloff), è decisamente un'altra ben migliore pellicola. Oggi fa sorridere l'idea ma l'Universal temeva davvero che la proiezione potesse apparire estrema per il pubblico, tanto da approntare un prologo di preavviso interpretato da Edward Van Sloan (il dott. Waldman nel film). Notevoli invece rimangono le suggestive scenografie, utilizzate a più riprese su svariati set sino agli anni '80, il trucco dell'esperto Jack P. Pierce (as usual all'opera su un set Universal) e i macchinari avanguardistici. En passant: le apparecchiature del laboratorio sono le stesse che poi utilizza anche Mel Brooks nell'esilarante Frankenstein Junior (1974).
Nell'opinione popolare, per distrazione ma anche per la forte suggestione provocata dalla essenziale e carismatica presenza di Karloff, quando si cita Frankenstein si pensa al mostro, che in realtà non ha nome (!) essendo di fatto il cognome dello scienziato. Male, purtroppo, anche il doppiaggio italiano di metà anni '70, nel quale il solito Romano Malaspina (alter ego vocale di Goldrake) presta voce allo scienziato, come poi accade nel caso de L'uomo lupo (1941) quando doppia invece Lon Chaney Jr.
In conclusione James Whale è il principale responsabile della metamorfosi finale del film, che - come detto - in origine era stato pensato in ben diversa maniera. Whale, sorta di intoccabile nella prevalenza di opinioni critiche, è stato un regista che ha saputo valorizzare le scene e il bianco e nero (dandogli spesso un taglio espressionista) ma purtroppo frenato nelle potenzialità dallo sviluppo di storie spesso più ironiche che horror, come chiaramente intuito dallo stesso Mel Brooks quando decide di parodiare un film - in buona parte - già parodia in origine.
Errori di sceneggiatura
- Sulla base di quali elementi qualcuno attribuisce alla creatura l'uccisione della piccola Mary? Essendo morta affogata potrebbe essere anche a causa di un incidente.
- Stesso irrisolvibile mistero sulla scoperta del cadavere del professore (Edward Van Sloan), abbandonato nel castello dello scienziato.
- Il mostro penetra in casa del barone, entrando da una finestra alla ricerca di Elizabeth. Stranamente procede a colpo sicuro, pur essendo uscito all'aperto per la prima volta soltanto dopo la fuga dal laboratorio di Frankenstein.
"Riesumatore di cadaveri. Dicesi di chi deruba i vermi e procura ai giovani medici ciò che i loro colleghi più anziani hanno fornito al becchino." (Ambrose Bierce)
Trailer
F.P. 08/03/2021 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 67'09")
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