Regia di Mimmo Mongelli vedi scheda film
Quando gli uomini vengono meno, la società è matriarcale per forza di cose. Il sesso forte scompare precocemente, se crede eccessivamente nel dovere di comandare e nel diritto alla superiorità. I protagonisti maschili di questa storia muoiono di troppa vita. Di malattie del corpo e della mente, che risultano tanto più devastanti quanto maggiore è l’importanza che i soggetti si attribuiscono. Si credono irresistibili conquistatori, aristocratici degni di riverenza, guerrieri che non possono tirarsi indietro. Oppure sono giovani visceralmente attaccati all’idea di un mondo perfetto, dove nulla è mediocre o precario, mentre la felicità è a portata di chi se la merita. Poco a poco se ne andranno tutti, da quella grande casa del centro di Bari dove il capostipite Rocco, un ricco proprietario terriero, aveva deciso di trasferire tutta la sua discendenza. La saga familiare raccontata da Mimmo Mongelli ci trasporta in un microcosmo unito dai legami del sangue e diviso da invidie e gelosie; nobilitato dal senso di appartenenza, però macchiato dalla menzogna e dal tradimento. Quattro decenni di storia, dagli anni venti agli anni sessanta del secolo scorso, vedono i bambini nascere e crescere e gli adulti invecchiare, mentre sbocciano amori tormentati, sopraggiungono inattesi dolori, e la rabbia e la tristezza aumentano con l’avanzare dell’età. A cambiare le vite dei personaggi non sono tanto il susseguirsi delle epoche, la rivoluzione dei costumi, lo sviluppo degli eventi mondiali: le spesse mura domestiche fanno da scudo contro tutte le ingerenze esterne, dagli occhi indiscreti dei passanti al giudizio della gente comune. Tutto accade dentro, nel segreto, nel quadro di una promiscuità casereccia in cui rimbombano, assordanti, i primitivi moti del cuore. Comari, serve, signore, ragazzi per bene e frivole amanti: la compagnia offre un grottesco spaccato dell’umanità in senso stretto, quella estranea al pensiero critico e alla responsabilità sociale, che non si stacca dalle proprie origini, continuando ad abitare il nido sempre più affollato ed arruffato in cui ha visto la luce. Le donne, in questa arte, sono vere maestre: è proverbiale la capacità di adattamento grazie alla quale riescono a sopravvivere in mezzo alle tante guerre della quotidianità, le incomprensioni, le rivalità, gli attriti che spesso trasformano la vicinanza in un autentico inferno. Questo film ci descrive, con i ruvidi accenti teatrali del colore pugliese, la loro battaglia, aspramente combattuta con le armi dei poveri, fatte di carne, sguardi e parole. Il tempo passa, sulle loro esistenze, ma lascia inalterata la loro natura sanguigna e campestre: una sostanza genuina, impastata di sole e di terra, come la polpa rossa e succosa dei pomodori.
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