Regia di Jess Franco vedi scheda film
Women in Prison costruito attorno alla bomba sexy americana Dyanne Thorne, già vista nella saga Ilsa, e qua più sadica che mai.
Franco scrive lo script insieme al produttore tedesco Erwin Dietrich, plasmando il classico canovaccio caro al genere.
Una giovane (la non eccelsa Tania Busellier) si infiltra all'interno di un manicomio dove sono recluse una serie di donne, ufficialmente per disturbi sessuali (in realtà sono prigioniere politiche), allo scopo di gettare luce sulla scomparsa della sorella e sulle pratiche barbariche che uno psichiatra (cammeo di Jess Franco) sospetta che si verifichino all'interno.
Giunta all'interno, la protagonista dovrà subire le angherie della preferita di colei che tiene il controllo della struttura e a cui da corpo Lina Romay. La Romay infatti è la spia della Thorne che si diletta a umiliarla e a stuzzicarla sessualmente, Questo sviluppo narrativo sarà ricalcato dal duo Mattei/Tentori per The Jaill, anche se Franco ci va giù con maggiore decisione e maggiore abilità tecnica. La regia infatti è buona e il coraggio non manca certo al regista, il quale inserisce un campionario di erotismo perverso e di violenza spingendo parecchio sul piede dell'acceleratore. Così si assiste a sadomasochismo (girato molto bene un rapporto saffico tra la Romay e la Thorne, con la seconda che ricopre il corpo della prima di spilli e poi ci si lancia sopra), voyeurismo (addirittura ci sono accenni a snuff movie), coprifilia (la Romay costringe la Busellier, dopo aver evacuato, a leccare là dove non batte mai il sole), stupri ai limiti del porno, per non parlare di torture (anche con elettro shock), frustate e rapporti eterosessuali. I nudi non si contano così come la violenza è piuttosto marcata. Da segnalare il delirio cannibalico finale, in stile Il Profumo della Signora in Nero di Barilli, dove la Thorne viene sbranata dalle detenute e dove Franco alterna le immagini in questione con i primissimi piani di leoni e tigri intenti a divorare la carcassa di una preda.
Da notare il fatto che le infermiere e l'antagonista (vale da sola la visione del film, in virtù del suo fisico mozzafiato specie per quel che riguarda la c.d. dotazione airbag) anziché esser vestite con camice bianco indossino divise paramilitari (la scelta è probabilmente dovuta alla volontà di richiamare la saga Ilsa da dove proveniva la Thorne allo scopo di cavalcarne il successo, infatti il film fu distribuito all'estero col sottotitolo Ilsa).
La confezione è sufficiente (meno l'anonima colonna sonora), il ritmo buono. Vietatissimo ai minori di 18 anni, solo per appassionati al genere. Sconsigliatissimo a un pubblico "normale". Malato come quasi tutti i W.I..P...
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