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Francisca

Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film

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La recensione su Francisca

di alan smithee
10 stelle

VENEZIA 76 - CLASSICI RESTAURATI - IL CINEMA DI MANOEL - LA TETRALOGIA DEGLI AMORI FRUSTRATI. 

"Vai! Quando tu sei lontano, nel mio cuore c'è solo spazio per l'attesa. La gelosia fugge come un cane preso a sassate, ed il dolore si nasconde, pieno di vergogna. Ti aspetto! E' solo questo che conta!"

Nel Portogallo di metà '800, economicamente depresso dalla perdita progressiva delle sue colonie oltreoceano, prima tra tutti l'immenso Brasile, si consuma la nascita focosa, e la repentina clamorosa fine, dell'amore tra due rampolli di due nobili famiglie del Nord del paese: quella tra il focoso ma pieno di dubbie  reticenze José Augusto, e la altrettanto nobile, bella ed eterea Francisca, di natali inglesi, dalla salute cagionevolissima, messa a repentaglio anche dagli affanni di cuore.

La storia, raccontata attraverso incontri, dialoghi e rapporti epistolari che intercorrono soprattutto tra José Augusto ed il suo amico coetaneo, lo scrittore Camilo, si sviluppa attraverso impeti di desiderio mal governati, a cui fanno seguito comportamenti disfattisti e talvolta immaturi del giovane viziato, abituato ad avere tutto ciò che desidera, come se tutto avesse un prezzo o tutto dovesse sempre essere frutto di un capriccio irrinunciabile.

Pagherà caro, José Augusto, questo suo capriccioso e puerile atteggiamento, provocando anche l'aggravarsi prematuro delle condizioni dell'amata, che arriverà a morire vergine ed illibata.

Riproposto in una sontuosa versione restaurata, attuata digitalizzando il negativo originale del film conservato presso la Cinemateca Portuguesa - Francisca - tratto dal romanzo Fanny Owen di una delle autrici letterarie preferite di Manoel de Oliveira, Augustina Bessa Luis, è uno dei massimi capolavori del magnifico cineasta portoghese, capace di attraversare tutto un secolo di cinema, dai suoi albori nel passaggio al sonoro, sino al momento di affacciarsi sin oltre il primo decennio dei Duemila.

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De Oliveira ci sorprende con la sua narrazione "letteraria" fatta di lunghe riprese a camera fissa che si aprono a composite scene di gruppo o visioni d'insieme in cui ogni particolare pare studiato con meticolosità e attenzione massimi, ed durante i quali il regista si sforza di filmare l'attimo impercettibile in cui si manifesta l'emozione, o il travaglio sentimentale dei nostri sensibili protagonisti, piuttosto che l'azione, riassunta attraverso letture epistolari o raccontata attraverso un io narrante che ne cauterizza ogni movimento, rendendo solenne la percezione intima di quel rapporto amoroso compromesso dalla foga e dalla ricerca maniacale di una perfezione di fatto dannosa o altamente compromettente.

Ne scaturisce una storia di passione stordente e appassionante, un delirio di sentimenti in grado di condizionare intere esistenze, compromettendole sino ad una fine prematura. E tutto ciò nonostante l'impeto narrativo risulti scientemente sterilizzato da ogni tentazione action, anche quando, con una certa ironia, il grande regista sceglie di addossare al suo impetuoso protagonista, comportamenti compostamente fuori delle righe come nella famosa scena dell'ingresso in casa del suo amico scrittore in sella al suo maestoso destriero, per cercare, come se nulla fosse, quel conforto e quell'appoggio morale in cui lui per primo ha smesso da tempo di credere.

E Francisca-Fanny, dal canto suo, diviene un personaggio sacrificale e sacrificato, martire di un amore teorico e sublimato che non si riesce a gestire perché troppo idealizzato e tendente alla perfezione, congiunzioni pericolose in grado di portare da una parte alla follia, e dall'altra a lasciare definitivamente i crucci terreni verso qualcosa di superiore ed ignoto.  

Con Francisca, Manoel de Oliveira completa la sua mirabile tetralogia dedicata all'amore frustrato e compromesso, iniziata con O Passato e o Presente ('71), proseguito con Benilde o la vergine madre' 75) e Amore di perdizione ('78).

 

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