Regia di Alberto Cavallone vedi scheda film
Cavallone è la dimostrazione che Pasolini non è stato un caso isolato nel panorama culturale italiano. Questo Spell - dolce mattatoio (altrimenti detto L'uomo, la donna e la bestia) è opera di straordinario impatto visivo e, per quanto talvolta grezza e morbosa nell'approccio, straripante di contenuti. In un centinaio di minuti di racconto corale ci viene descritto minuziosamente l'abominio in cui quotidianamente trascorre la sua vita la gente di un paesino dell'entroterra laziale; particolarmente interessante è il fatto che ad ogni personaggio chiamato in causa sia associata una pratica sessuale 'deviata', una perversione irrefrenabile, dall'adulterio all'incesto, dalla necrofilia alla coprofagia in un continuo rimando ai temi essenziali psicanalitici e letterari di amore e morte (la pellicola si apre in un cimitero e si chiude con un assassinio). Complice anche un montaggio che imbeve il lavoro di surreale e simbolico, curato dal regista stesso, Spell è un film a più strati, forse apparentemente semplice, ma in realtà meritevole di più e più visioni per potersi esprimere in tutto il suo potenziale. Stoccatine alla religione e alla politica non mancano, ma ciò che più preme - e si vede - a Cavallone (anche sceneggiatore!) è di fare i conti con le nevrosi contemporanee, con gli squilibri logici che permeano la società odierna, come evidentemente con le frustrazioni a sfondo sessuale che regolano a nostra insaputa i rapporti fin dal quotidiano. Nessun nome famoso nel cast, produzione indipendente e scarsa promozione: questo film, e non è nemmeno più di tanto strano a dirsi, passò praticamente inosservato ai tempi della sua uscita. Il budget è basso, sono le idee che sono alte: e dietro la macchina da presa Cavallone dimostra di essere davvero un gigante, ispirato probabilmente anche dal gusto del ritrattino paesano tipico di Fellini e dall'iconoclastia più efferata di Bunuel; e chissà da quanti altri punti di riferimento cinematografici e letterari, poichè Spell trasuda ambizione quanto citazionismo. 7/10.
Vita di paese nel festoso giorno del santo patrono. Cantano, ballano e ridono tutti, dal padre incestuoso al macellaio erotomane che si sfoga sui suoi quarti di bue, al contadino tradito (solo col pensiero?) dalla moglie, dalla donna autoreclusa nel bagno di casa alla frotta di marmocchi che segue adorante il nuovo arrivato in paese, un ragazzo dall'aria seria, troppo seria...
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