Regia di Pino Tosini vedi scheda film
Negli anni '70, per motivi personali e contingenti, Enrico Maria Salerno si dovette vendere non tanto al miglior offerente, ma a qualsiasi offerente: è così che nacquero alcuni ruoli 'leggendari' come quelli dei feroci commissari nei poliziotteschi e anche altre interpretazioni di nessun rilievo in lavorucci squallidi e approssimativi come questo Una donna di seconda mano. Forse l'intento di Pino Tosini e della sceneggiatura di Renato Izzo e Sergio Perillo era sociologico: raccontare cioè un'Italia del passato prossimo caratterizzata da un'istituzione peculiare come la casa chiusa; ma in realtà più che la nostalgia e i ricordi recenti affiorano le prurigini. E soprattutto i difetti di una storia sghemba, a cavallo fra melodramma e romanzetto erotico, con qualche accoppiamento gratuito qua e là (ma, nel complesso, va riconosciuto: pochi nudi oltre a questi) e dialoghi da fotoromanzo, di nessuno spessore; fra gli interpreti, oltre al citato Salerno, ci sono anche Senta Berger e Stefano Satta Flores: ma davvero non sarebbe servito a nulla neppure Brando, qui. Cinema volonteroso e povero: di mezzi, ed è chiaro dal primo minuto, ma purtroppo anche di idee. 2,5/10.
Toscana degli anni '50. In un bordello un ragazzino di buona famiglia trova l'amore. La sua amata però un giorno se ne va a Venezia con un ricco signore. Il giovane la raggiunge, ma è troppo tardi.
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