Regia di Franco Rubartelli vedi scheda film
Una modella, all'apice della fama e del successo, è in piena crisi personale e sentimentale, con un amante che forse non l'ha mai davvero capita. La donna torna così nella sua città di origine, in Germania, ma l'amante la segue.
Pellicola piuttosto atipica in quanto a genesi, ma piatta nei contenuti e discutibile nella forma (la cosa meglio riuscita, ma forse inadatta per l'opera), Veruschka nasce essenzialmente come 'tributo' del fotografo Franco Rubartelli - all'esordio assoluto come regista - nei confronti della bella fidanzata, la fotomodella Veruschka Von Lehndorff. Un film nel quale la protagonista (già attrice per Antonioni in Blow up, nel 1966, e solo lì: curriculum scarno, ma invidiabile) interpreta essenzialmente sè stessa, trasfigurata in diva idolatrata e psicologicamente tormentata, per giunta in crisi con un amante che non la comprende affatto. La Von Lehndorff è perennemente in scena e i dialoghi della sceneggiatura (Rubartelli / Giampiero Bona; soggetto del solo regista) trasudano di continuo falsità e luoghi comuni fra l'esistenziale e lo zuccheroso; in tutto ciò però la fotografia (Franco Di Giacomo), il montaggio (Franco Arcalli) e la colonna sonora (Ennio Morricone) hanno una marcia in più, rendendo il film ancora più bizzarro di quanto potrebbe sembrare già di suo. Nè melodramma, nè thriller (le tinte fosche non mancano), nè commedia, nè storia sentimentale: Veruschka, poesia di una donna è solo un tentativo artistico neppure del tutto fallito, soltanto assestato con più ambizione che idee concrete. Nel cast anche Luigi Pistilli e Gianni De Luigi. 4/10.
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