Regia di Franco Rossetti vedi scheda film
Interessante commedia sexy in grado di tentare anche un discorso sul discutibile operato di molti politici che, cambiando facilmente partito, si dimostrano attenti alle sole sorti personali. Girato nella "rossa" Siena con certa triste vena profetica su progressisti di nome e non di fatto. Politici che dell'Italia hanno fatto sfacello...
Siena. Lo spregiudicato Fabrizio Siniscalchi (Carlo Giuffré) passa da un partito di destra ad uno di sinistra. La nuova tendenza politica impone però di chiudere la relazione avuta (ovviamente per sola speculazione) con la nobildonna Livia Bonoli-Serpieri (Martine Brochard). Quest'ultima, per vendicarsi, assolda la peripatetica Anna (Cinzia Monreale) al fine di diffamare la reputazione di Siniscalchi. La ragazza, infatti, fingendosi vergine, seduce (con ottimi risultati) l'ignaro politico per condurlo all'altare e manifestare solo in seguito la sua professione.
Il regista del decamerotico Una cavalla tutta nuda (1972), e dell'insolito Nipoti miei diletti (1974) -già interessante sceneggiatore per film di certo successo (Django, ad esempio e con Antonioni per Zabriskie Point)- qui non collabora ai testi (frutto dell'opera dell'interprete Giuffré, assieme all'esperto del genere, Francesco Milizia) ma dirige con certo stile una commedia sexy sulla falsariga del modello (prototipo) di Sergio Martino, ovvero Giovannona coscialunga disonorata con onore (1973). Fatte le debite distinzioni, infatti, anche qui abbiamo una prostituta (platonica, scopriremo) che viene assoldata con l'intenzione di sedurre un avversario di partito, quindi per motivazioni politiche.
Franco Rossetti gira scene di gusto turistico (ad esempio viene ripreso il celebre palio) e non disdice di inquadrare i protagonisti, Anna e Fabrizio, lungo le vie centrali di Siena (città natale del regista), con la ragazza a fare da guida turistica nei luoghi più artisticamente significativi. Un metodo che si rende utile per nascondere (riuscendo nelle intenzioni) la scarsità evidente del budget messo a disposizione della troupe cinematografica. Fatta questa premessa è però giusto riconoscere a Rossetti di essere riuscito nel difficile compito di dividere il film in due diversi contenitori: da un lato uno ricolmo di elementi sexy, garantito dalla solare, asciutta (ma sensualissima) Cinzia Monreale, attrice mai sufficientemente valorizzata dal nostro cinema e che avrebbe di certo meritato migliore posizione nei titoli di testa, magari con più ruoli da protagonista (restano comunque memorabili le parti in L'aldilà di Fulci e Buio Omega di Massaccesi); e dall'altro quello della polemica su un tipo di politica che si manifesta essere trampolino di lancio per interessi meramente personali e -alla luce di oggi- purtroppo profetica per come pone sullo stesso piano politici di destra e sinistra (all'epoca una equiparazione -anche solo morale- era impensabile).
Curiosità
Franco Rossetti (1 ottobre 1930, Siena) si diploma al C.S.C. nel 1956. Dopo un periodo d'attività in veste di critico e storico del cinema (alcuni saggi vennero pubblicati sulle prestigiose riviste Cinema e Bianco e Nero) passa alla seconda unità di regia e scrive sceneggiature per svariati generi: dalla commedia (Il medico e lo stregone) al western (Django), passando per l'avventuroso (Costantino il grande, Marte Dio della guerra). Alla regia si dedica inizialmente con velleità autoriale, prova ne sia la seconda pellicola diretta (Delitto al circolo del tennis, ispirato da un romanzo di Alberto Moravia) per poi precipitare nella commedia sexy (Una cavalla tutta nuda, Nipoti miei diletti, Il mondo porno di due sorelle) sino a restare, in questo genere, coinvolto dando però, ai lavori realizzati, un certo spessore narrativo, com'è -appunto- nel caso di Quel movimento che mi piace tanto (ispirato dal titolo di una celebre canzone e noto anche come Dimmi che Illusione non è...) incentrato sull'opportunismo degli uomini politici (in tal caso un progressista).
Curiosità 2
Carlo Verdone sul set fu impegnato in qualità di aiuto regista (compare anche in una scena, all'interno del bar Nannini). In merito al film si è espresso in questi termini: "Franco Rossetti era un caro amico di mio padre. Non era soltanto il regista di questo film, che in un primo momento avrebbe dovuto chiamarsi Dimmi che illusione non è, ma era anche lo sceneggiatore (...)
In realtà era un susseguirsi di scene erotiche (...) Vidi in macro-zoom le parti intime dell'attrice. "Me cojoni!" esclamai." (Fonte: Fatti coatti di Carlo Verdone e Marco Giusti)
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