#Danzica, anni '20 del Novecento. Oskar Matzerath è un ragazzino fuori dalla norma che he deciso di simbolizzare il suo rifiuto verso una società che si avvia passivamente al dominio nazista e alla guerra semplicemente smettendo di crescere a partire dal terzo anno di età e battendo sul tamburino che gli è stato regalato: un richiamo che non verrà ascoltato.
Note
Tratto dall'omonimo romanzo di Gunther Grass e premiato al 32° Festival di Cannes con il massimo riconoscimento.
Più illustrativa che profonda, la pellicola riduce a una certa funzionalità razionale le geniali intemperanze e le interazioni introspettive del romanzo forse davvero impossibili da rendere con corrispondente forza attraverso le immagini. Al suo attivo,la scelta vincente del protagonista che è il vero punto di forza dell'operazione.
Ho sentito in una recente intervista radiofonica Schlondorff parlare in un italiano esitante ma insospettabilmente corretto della sua opera più famosa con una sorta di affetto che è difficile riscontrare in molti cineasti a cui spesso piace essere più proiettati nel futuro piuttosto che stare a pensare al loro passato seppur glorioso.Mi è sembrato quasi che si… leggi tutto
Il romanzo di Grass trasportato sulla pellicola da Schlondorff sortisce un esito discreto. Perchè è un film ben fatto e raramente noioso nonostante la mole della materia narrativa (e le due ore e un quarto di durata). Ma è pur sempre la storia di un (eterno) bambino che infantilmente non riesce ad accettare l'esistenza di un mondo attorno a sè, dove chi comanda non è lui, dove occorre… leggi tutto
A Danzica, il piccolo Oskar (Bennent) all'età di 3 anni decide di non crescere più. Con il tuo tamburo di latta e la sua voce capace di spaccare i vetri si trasformerà in un sabotatore della società adulta, testimone di oltre 20 anni di storia polacca (e tedesca), dal 1924 al 1945. Seppellirà una madre (Winkler) troppo disponibile e i due padri (uno tedesco,… leggi tutto
Ci risiamo, ma questa volta si scende d'età. Chi ha detto che 10 anni siano necessariamente l'età della spensieratezza? Esiste una narrazione cinematografica altra che ci racconta storie diverse, fatte di…
1° ottobre 2018. Scompare, alla rispettabile età di 94 anni, Charles Aznavour, autore-compositore-cantante, attore e sceneggiatore francese di origini armene. Per il riconoscimento internazionale …
"Filma un paio di scene fuori fuoco... voglio vincere un premio per il miglior film straniero." ~ Billy Wilder
"Onestamente credo che Hitchcock sia un regista i cui film non desteranno alcun interesse fra…
"La vita si mette in scena da sola. È questo che bisogna osservare. L'ispirazione non si cattura. Quando la si vuole catturare, è andata via. Non bisogna neanche sperare di fare opere poetiche, non…
A Danzica, il piccolo Oskar (Bennent) all'età di 3 anni decide di non crescere più. Con il tuo tamburo di latta e la sua voce capace di spaccare i vetri si trasformerà in un sabotatore della società adulta, testimone di oltre 20 anni di storia polacca (e tedesca), dal 1924 al 1945. Seppellirà una madre (Winkler) troppo disponibile e i due padri (uno tedesco,…
Il grande cinema tedesco degli anni settanta incontra la grande letteratura tedesca di Günter Grass. Schlöndorff realizza il suo capolavoro, portando sullo schermo le vicende grottesche di questo bambino che si rifiuta di crescere, dopo aver compiuto i tre anni di età nella città libera di Danzica, luogo natale di Grass, in bilico fra la Polonia e la Germania. Oskar, come…
“Foderato d’infanzia” è una definizione rubata a Ferdydurke di Witold Gombrowicz che ha per protagonista un individuo adulto restio a crescere, perciò perennemente “foderato…
Ho sentito in una recente intervista radiofonica Schlondorff parlare in un italiano esitante ma insospettabilmente corretto della sua opera più famosa con una sorta di affetto che è difficile riscontrare in molti cineasti a cui spesso piace essere più proiettati nel futuro piuttosto che stare a pensare al loro passato seppur glorioso.Mi è sembrato quasi che si…
Quando registi come Fellini o Kubrick realizzavano quei film meravigliosi che affascineranno per sempre l'essere umano , l'isola che non c'è diventava reale. La fantasia è l'unico rimedio a…
Quando essere adulti significa partorire mostri morali ed ideologici, è certamente meglio rimanere piccoli; è questa la scelta di Oskar, che, dall’età di tre anni, si rifiuta ostinatamente di crescere per continuare, con il suo tamburo di latta e la sua voce acutissima e potente, a contrappuntare dal basso un momento storico infausto, in cui gli uomini sembrano aver…
Oskar è un bambino che al terzo anno di eta' decide di non voler crescere piu' e di gridare al ritmo di un tamburo di latta il suo disappunto per l'ipocrisia umana che lo circonda. Il piccolo Oskar decide di mostrarsi "anormale" visto che la "normalita'" è quella che sta producendo la follia nazista e il bieco conformismo della massa belante per i nuovi padroni della Polonia.…
Il romanzo di Grass trasportato sulla pellicola da Schlondorff sortisce un esito discreto. Perchè è un film ben fatto e raramente noioso nonostante la mole della materia narrativa (e le due ore e un quarto di durata). Ma è pur sempre la storia di un (eterno) bambino che infantilmente non riesce ad accettare l'esistenza di un mondo attorno a sè, dove chi comanda non è lui, dove occorre…
Che questa pellicola abbia ricevuto a Cannes la Palma d'oro nel 1979 ex-aequo con "Apocalypse Now" (oltre che l'oscar per il miglior film straniero), è un'altra incomprensibile "incongruenza" dei premi. Intendiamoci: ci troviamo di fronte a un film tutt'altro che disprezzabile (anzi!!) ma è improponibile, nonostante i molti pregi, a mio avviiso l'accostamento con la monumentalità…
In alcune pellicole ci sono oggetti o feticci che ricorrono in maniera quasi osessiva o inquadrati in maniera assolutamente inedita dai registi.Questi sono i primi che mi sono venuti in mente....
Chi ha pensato che il film di Schlöndorff potesse rappresentare l'equivalente dell'omonimo romanzo di Günter Grass ha preso un granchio gigantesco. Non si può nemmeno lontanamente pensare che il regista tedesco non avesse ben presenti tutte le difficoltà di portare sullo schermo un testo tanto complesso, magmatico, imponente e importante. Uscito con vent'anni di ritardo…
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Commenti (1) vedi tutti
Più illustrativa che profonda, la pellicola riduce a una certa funzionalità razionale le geniali intemperanze e le interazioni introspettive del romanzo forse davvero impossibili da rendere con corrispondente forza attraverso le immagini. Al suo attivo,la scelta vincente del protagonista che è il vero punto di forza dell'operazione.
leggi la recensione completa di (spopola) 1726792