Regia di Claude Lelouch vedi scheda film
Voto 7. Benché francofilo in materia di cinema, Lelouch è un regista che non apprezzo particolarmente. Questo è uno dei pochi suoi film che non mi sono dispiaciuti. Gli elementi in suo favore sono il cast e l'ambientazione. Gli attori, principali e di spalla, sono tutti di ottimo livello e recitano con convinzione. La vicenda si svolge in Francia tra il 1935 e la fine della guerra. Costumi e scenografia sono adeguati e piacevoli e si segue il classico percorso: occupazione tedesca, partigiani, collaborazionisti vigliacchi, gestapo cattiva, Ebrei perseguitati, Parigi invasa da militari che ne sfruttano locali, teatri, donne, ristoranti, ecc. I due protagonisti sono una versione meno violenta di Bonnie & Clyde e ci si affeziona ai personaggi. L'insieme risulta tuttavia un po' asettico ed è appesantito dalla singolare scelta del color "seppia", adottato per l'intera durata del film. Comunque sia, se si è appassionati di film ambientati in quell'epoca e si desidera una storia lineare, classica, "La fabbrica degli eroi" è senza dubbio consigliabile.
Banditi prima della guerra, un uomo, la sua donna e un amico ebreo, si riscattano passando alla Resistenza durante l'occupazione nazista della Francia.
Il color seppia della pellicola. In un certo senso, stanca gli occhi.
Purtroppo, solo un ruolo brevissimo per questo tenero e compianto attore italiano francesizzato, indimenticabile interprete di "Casco d'oro" e "Tutti a casa".
Anche per lui, una parte minore, ma ben interpretata. Come sempre, è un ammirevole "poliziotto" del cinema francese e non solo.
Ancora giovane, ma subito convincente. Interpreta l'Ebreo nel trio di protagonisti.
L'attore-cantante d'oltralpe recita sempre in un solo modo (fu perfetto in "Grazie per la cioccolata" di Chabrol), ma ha una faccia che glielo consente.
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