Regia di Gus Van Sant vedi scheda film
Si chiama Blake ma si legge Cobain.Van Sant chiude un ideale trilogia della morte con questo biopic non autorizzato e che si pone in una sorta di dimensione astratta rispetto al suo protagonista ,un po'come tutto l'alone mitico che circonda gli ultimi giorni del vero Cobain che a 27 anni sulla cresta dell'onda di un successo planetario soccombe al male di vivere sparandosi una fucilata in faccia.Il Blake che qui vediamo ricorda fisicamente moltissimo Cobain ma è un essere straniato che si aggira come un automa tra le stanze della sua villa enorme che sembra organizzata a compartimenti stagni ,circondata da un parco sconfinato,attorniato da gente che non sembra interessarsi a lui come persona ma solo come fonte di guadagno e/o di sballo quotidiano.Van Sant non indugia su siringhe o polverine strane da annusare sottolinea in lunghi piani sequenza la solitudine dell'uomo ancor prima di quella dell'artista,anzi a guardare bene qui dell'artista Cobain non c'è proprio nulla.Una fotografia avvvolgente sottolinea l'agonia del mito e il suo approssimarsi al momento fatale.Qui non c'è suspense,non c'è cronaca,lo spettatore vede tutto da fuori come se stesse guardando da un oblò,non si sentono rumori,è tutto ovattato,forse c'è solo un anelito di umana comprensione ....Stilisticamente il film è quasi asettico,quasi tutto in piano sequenza,laconico con momenti di lungo silenzio,con un protagonista che biascica solo qualche incomprensibilie parola soprattutto quando riceve l'impiegato della Pagine Gialle americane,poi solo respira ,forse risponde a un telefono,si suicida....
non male
ok
non male
fa meno danni del solito,forse perchè parla poco
quasi un sosia di Cobain,aderisce al personaggio con tragica verosimiglianza
stilisticamente colpisce lo spettatore con un opera quasi asettica nel suo lento incedere
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