Regia di George Lucas vedi scheda film
Ultimo appuntamento della seconda trilogia delle Guerre Stellari di George Lucas. Tanto per chiarire, è il terzo in ordine storico ma il sesto realizzato. Siamo giunti nel fulcro della eterna lotta tra il bene e il male: dopo un combattimento muore il perfido conte Dooku per mano di Obi Wan-Kenobi e Anakin Skywalker, che intanto ha messo incinta la Regina Amidala, la quale ha sposato segretamente alla fine del capitolo precedente. Avendo messo in salvo il cancelliere Palpatine, Anakin si aspetta di entrare nel Consiglio dei Maestri Jedi, ma, non essendovi ammesso, cede alle lusinghe del cancelliere, gran burattinaio della guerra e aspirante imperatore. E così il giovane jedi scoprirà “il lato oscuro della forza”, che pensa di governare in nome del bene… Finché un tremendo ed infuocato duello finale che lo vede faccia a faccia col suo vecchio maestro Kenobi, lo manda in fin di vita: decisivo è l’intervento di Palpatine, il quale lo salva e lo rende Darth Vader. Intanto Amidala muore partorendo i due gemelli concepiti con Anakin: Luke e Leila. Finalmente, verrebbe da dire, Lucas torna ai suoi tempi migliori, dopo aver infilato due capitoli insoddisfacenti, il fiacco “La minaccia fantasma” e l’irrisolto “L’attacco dei cloni”. Questo ultimo “La vendetta dei Sith” è sicuramente il più riuscito del trittico, quello dove maggiormente s’incontrano le esigenze epiche del racconto, i vezzi autoriali e citazionistici e l’incredibile parterre di effetti speciali sempre più studiati e intelligenti. Ciò che più colpisce è però la potente malinconia che emana: si capisce che Lucas sentiva il bisogno di realizzare questo film, perché è quello nel quale si chiariscono i conti in sospeso lasciati precedentemente e si delinea il panorama ed il contesto per i capitoli successivi. È un’opera di raccordo più importante e minuziosa delle altre, molto scritta e molto fisica, con una miriade di episodi sì funzionali ma anche necessari, soprattutto per capire. Perché, ricordiamocelo, quella di “Star Wars” è un fantascientifica soap opera dalla trama delirante e non sempre chiara ai comuni mortali (i non patiti alla saga). Dicevo la malinconia: sì, perché è anche il racconto della fine di un’amicizia (quella tra il maestro Obi-Wan e Anakin-Darth Vader), con le sue contraddizioni e i suoi dolori, ma anche la conclusione di un amore ordinario (Anakin/Amidala), che non sarà più lo stesso. Perciò è particolarmente straziante l’ultima mezz’ora finale, nella quale vi sono almeno una mezza dozzina di scene da ricordare: il fallimento di Joda (di gran lunga il mio personaggio del cuore) e il suo relativo esilio volontario, il combattimento tra Obi-Wan e Anakin, il lamento di quest’ultimo mutilato sotto gli occhi impotenti del maestro, il parto di Amidala e la sua morte, ma tutti i trenta minuti in generale. Ci vediamo con il quarto episodio, “Una nuova speranza” (che poi sarebbe “Guerre Stellari”), alcuni anni dopo nella storia ma girato nel 1977. Scusate l’ignoranza, ma io non ho ancora capito perché è partito dal quarto e non dal primo.
John Williams conferma il suo posto nell’Olimpo dei Giganti.
Voto: 7.
Quint’essenza del male.
Quint’essenza del male, muore subito, ma è una presenza simbolica potente e mefistofelica.
Saggezza e forza fatte ad uomo.
Poche scene ma fondamentali in questo capitolo per la fulgida Natalie. Muore da regina deposta.
Di una bellezza perversa e oscura, Hayden si dimostra interprete versatile e rabbioso.
Saggio e pacato, ma anche potente e istintivo, è insieme a Joda il mio personaggio preferito. E ha contribuito a renderlo memorabile l’ottimo McGregor. Dal quarto sarà il sommo Alec Guinness.
Ispirata, vibrante e malinconica.
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