Regia di Marco Tullio Giordana vedi scheda film
Dopo i fasti epici ed intimi de La meglio gioventù, Marco Tullio Giordana torna dietro la mdp alle prese con una storia se vogliamo ancora più intima, ma con una base di fondo profondamente ecumenica: è la storia di un metaforico naufragio esistenziale di Sandro, un ragazzino benestante un po' isolato e assorto nei problemi della sua età, che vive l'esperienza del salvataggio da parte di un barcone della speranza. L'evento segna un cambiamento radicale che sta a simboleggiare il passaggio fatidico dal mondo adolescenziale alla realtà adulta, nella progettualità esposta del racconto di formazione che non focalizza al meglio il versante sentimentale, sbizzarendosi in quello sociale come è nelle corde degli sceneggiatori Sandro Petraglia e Stefano Rulli. Giordana non era forse il regista più adatto per trattare questa storia che si sviluppa dal basso, filtrato attraverso gli occhi di un adolescente di cui non riesce a cogliere del tutto la dimensione intima. Rulli e Petraglia, poi, partendo dal romanzo omonimo di Maria Pace Ottieri, mettono su una sceneggiatura fin troppo corretta e precisa, tanto da frenare le emozioni più ancestrali del racconto. E così il film risulta a tratti freddo, non regala quel che si era promesso. Quando riecheggia la voce di Eros Ramazzotti che canta Un'emozione per sempre pare strizzare l'occhio ad un pubblico pop che non è la sua platea ideale. Matteo Gadola è un bravo epigono dei turbamenti truffautiani, i genitori Alessio Boni e Michela Cescon suggeriscono la giusta ambiguità.
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