Regia di Mike Binder vedi scheda film
Si comincia con un funerale, a cui segue un lungo flashback che si ricongiunge con l’inizio: una moglie viene abbandonata dal marito con quattro figlie in età critica e reagisce attaccandosi alla bottiglia, un ex campione di baseball (sport per cui Costner conferma di avere una fissazione) cerca timidamente di introdursi in quella specie di gineceo che ricalca tanto Piccole donne. È un film che ha i pregi e soprattutto i difetti della recente commedia amarognola hollywoodiana: debole nella definizione dei troppi personaggi (il ragazzo è gay o no? e, se lo è, Evan Rachel Wood lo “guarisce” o no?), dispersivo nel seguire il filo della storia, non mette mai in discussione il familismo di fondo; alcune scene sono divertenti, altre stupidine (assolutamente da dimenticare il bungee jumping). Ma la svolta repentinamente drammatica del finale è una vera sorpresa: induce a rileggere sotto un altro aspetto tutto ciò che precede, anche la faccia di Joan Allen nella prima inquadratura, anche il titolo originale The upside of anger (“Il culmine della rabbia”).
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